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Come ben sapete la nostra specialità sono i viaggi adatti alle persone disabili e durante questi viaggi sperimentiamo situazioni piacevoli ma anche spiacevoli.

Durante l’ultimo viaggio in Andalusia avvenuto solo pochi giorni fa, a cavallo tra il 2022 e il 2023, ci siamo imbattuti in due situazioni che ci hanno fatto pensare a come la prepotenza sia dentro tutti noi e non appena abbiamo un “piccolo potere” nelle nostre mani, non esitiamo a utilizzarlo per commettere dei soprusi.

Il primo episodio è avvenuto a Malaga il primo dell’anno. Malaga è una città fantastica, senza particolari barriere, popolosa ma non troppo grande, piena di storia e con in più il mare … insomma un posto incantevole per vivere, peccato che qualche poliziotto abbia fatto di tutto per rendere sgradevole questa esperienza.

Parcheggiamo nel centro storico in uno spazio di tre riservato alle persone disabili, esponendo l’apposito permesso azzurro. Non ci accorgiamo che sul segnale (vedi immagine sotto) ci sia una piccola freccia che indica dove inizia l’area di parcheggio – si tratta di un processo deduttivo e non di una scritta esplicita -; tra l’altro non ci sono segni in terra che delimitano con precisione lo spazio di parcheggio. Torniamo tutti belli contenti di avere passato un primo dell’anno mangiando sulla spiaggia dell’ottimo pesce con 23 gradi di temperatura, quando ci accorgiamo che c’è una multa sul nostro parabrezza. Inizialmente pensiamo a qualcuno che abbia messo la sua multa sulla nostra auto, ma a un controllo del numero di targa, si tratta proprio della nostra. La stazione di polizia è a due passi e in un attimo siamo li a chiedere spiegazioni. Il poliziotto di guardia chiama il suo collega che ha emesso la multa e gli viene risposto che noi sostavamo sul marciapiede; gli faccio vedere la foto e il cartello sotto il quale eravamo parcheggiati e a quel punto sono io a fare delle supposizioni e gli dico, quasi ingenuamente: “forse spuntavamo un 20 cm dalla linea del cartello…”. A quel punto il poliziotto che è di fronte a me mi dice: “… beh allora ecco perché le abbiamo dato la multa!” Non ho potuto resistere e gli ho detto molto arrabbiato “ma non si vergogna, non vi vergognate a comportarvi in questo modo, per 20 cm dare una multa a chi ha diritto di parcheggiare in quel posto, e che magari ha avuto anche difficolta a scendere, a rimontare 2 carrozzine (erano due le persone disabili sulla nostra auto), a far scendere le persone, a sistemarle per bene…. non vi vergognate ma che razza di persone siete?” A quel punto il poliziotto fa il cenno di arrabbiarsi e quasi mi accusa di oltraggio a pubblico ufficiale, ma io sono troppo arrabbiato e me ne vado, ormai senza speranza dicendogli “it’s a shame” che significa “è una vergogna”.

Il secondo episodio accade a Madrid, l’ultima notte del nostro viaggio; ho prenotato due camere doppie ma solo una è adatta alle persone disabili perché qui hanno la brutta abitudine che molte di queste camere hanno solo un letto matrimoniale e non è possibile aggiungere un letto singolo, quasi a dire che tutti i disabili o viaggiano con il partner o comunque debbono essere obbligati a dormire con un’altra persona nel loro letto; sembra incredibile ma è così in molti alberghi di tutte le categorie! La seconda camera, la mia, è una normale camera doppia ma noi, io e la persona disabile che accompagno, ci adattiamo, infatti lui non utilizza quasi mai il bagno, oppure diciamo che ne può fare a meno grazie alle attrezzature che portiamo sempre con noi e alle tecniche adottate. A un certo punto mi chiama la signorina della reception dicendomi che ha bisogno di vedermi per dirmi qualche cosa di personale. Scendo nella hall e con fare circospetto ma anche di rimprovero mi dice: “guardi che una persona disabile non può stare in una camera non adatta ai disabili”. Io le rispondo:”se lei ne ha un’altra me la dia, ma siccome non ne avete con letti singoli, non c’è problema lo abbiamo fatto tante volte, ci siamo adattati…” e cerco di spiegare, senza andare troppo nei dettagli, che so come fare e ho con me l’attrezzatura adeguata, ma lei sempre più convinta e ferma nella sua ottusa affermazione continua a insistere che un disabile non può dormire in una camera non adatta per disabili. A questo punto le dico che un disabile può dormire dove vuole ci mancherebbe altro, semmai il problema è che ci dovrebbero essere più camere “veramente” adatte. Ma lei insiste e io non so cosa fare: far chiamare il direttore dell’albergo e riportare la receptionist alla ragione… e se poi il direttore è più ottuso di lei? Sono già le 8,30 di sera abbiamo fatto più di 500 km, ci siamo già posizionati in camera e non ho voglia di ricominciare daccapo. Divento allora accomodante, cerco di farmi sbollire la rabbia che mi viene quando all’ottusità si unisce un piccolo potere che invece di facilitare gli altri vuole solo ostacolarli e mi invento: “allora non si preoccupi, l’altra persona che ha visto in carrozzina può comunque alzarsi e utilizzare un bagno normale, quindi non faremo altro che invertirci le camere. Ovviamente poi non abbiamo fatto nulla di tutto ciò e siamo rimasti ognuno nella propria camera, ma è stata l’unica maniera per superare l’ottusa intransigenza di questa persona. Una situazione così non mi era mai capitata in 40 anni che viaggio con le persone disabili; normalmente quando non c’è una camera adatta ci sono solo scuse o tentativi di renderla adatta.

Questi sono i “piccoli poteri” che diventano arroganza, sopruso e sono insopportabili

Il 3 novembre, da ormai svariati anni, viene celebrata la “Giornata internazionale delle persone con disabilità”.

Molti dei giorni dell’anno hanno ormai una dedica ad un argomento e questo dovrebbe servire a essere concentrati quel particolare giorno su di un particolare tema, per fare un bilancio della situazione raggiunta e stendere programmi per l’anno successivo fino alla prossima giornata dedicata allo stesso argomento.

E questo è il senso anche per la “Giornata internazionale delle persone con disabilità”, che oggi è diventata anche la “Giornata internazionale dell’inclusione”; certamente perché non ha senso discutere di un argomento che è anche un importante problema, se poi non si indicano e non si mettono in pratica le soluzioni che in questo caso è proprio L’INCLUSIONE.

Questa giornata non esiste da sempre ma soltanto da una trentina d’anni, per la precisione dal 1992 quando le Nazioni Unite l’hanno stabilita; in questi anni io ci sono sempre stato e vi posso assicurare che ce ne sono stati alcuni in cui in quel giorno non si è parlato d’altro, con iniziative teoriche e pratiche che hanno coinvolto l’attenzione dell’opinione pubblica di tutta Italia ma anche europea e internazionale. Altri invece, come mi sembra questo 2022, dove la giornata e l’’argomento a cui è dedicata, sono passati in sordina, in secondo piano. Non dico che non ci siano dei validi motivi a distrarci ma se esiste una giornata, una sola giornata, dedicata ad un tema, cerchiamo quel giorno di concentraci su di esso e di tirarne fuori il massimo per l’anno a seguire, soprattutto chi per motivi diversi, personali, professionali, familiari, è coinvolto ed immerso sempre e talvolta da sempre, in questa materia.

E anche se la giornata è ormai passata, ed è passata in sordina, non perdiamo l’occasione di riflettere sullo stato dell’arte di questo tema che a volte si riduce soltanto a delle dissertazioni terminologiche su se sia meglio disabile o portatore di handicap, mentre invece per tanti di noi è molto più “sostanza” perché tutti i giorni ci imbattiamo nei problemi che la mancata INCLUSIONE provoca.

Ma è proprio questa la parola magica INCLUSIONE, che può fare il miracolo se messa in pratica, lo può fare per la disabilità ma anche per tutte le “diversità” e siccome le persone che compongono il genere umano sono tutte diverse l’INCLUSIONE è la maniera che permetterà a tutti di vivere una vita compiuta, senza esclusione.

Claudio Fontana

Concrete Onlus

È da poco passata la Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità, ed è sempre bene fare passare qualche giorno prima di esprimersi su un fatto.Le parole e le immagini devono sedimentare, avere un tempo e uno spazio in cui decantare per poi lasciarci modo di formulare un nuovo pensiero, un pensiero nostro e che magari non abbiamo ancora incontrato altrove.Ecco: quest’anno, così come in tutti gli anni precedenti, sono state molte le parole dedicate a questa giornata e anche molte le aziende che si sono spese per affrontare il tema, MA… c’è un ma.

Da persona disabile che ha una vita normale con una quotidianità comune a tanti, mi sento sempre poco rappresentata da questa giornata e dai discorsi costruiti attorno.Le parole dedicate allo sport e alle paralimpiadi sono come al solito innumerevoli: sembra sempre che chiunque abbia una disabilità pratichi (o debba praticare) uno sport o che, se non lo fa, deve assolutamente puntare tutto su quello.

ATTENZIONE: non voglio mettere in dubbio la positività degli sport e la loro capacità di portare rinascita e nuova energia (soprattutto se la disabilità deriva da un improvviso trauma fisico), però credo anche che la vita di una persona disabile non si riduca esclusivamente allo sport.Ci sono moltissimi altri aspetti non indifferenti che coinvolgono le persone con disabilità e che non vengono affrontati, o se si parla di certe questioni viene fatto in modo marginale.Credo che questa sia una grande sconfitta per tutti, perché la tanto desiderata “INCLUSIONE” , a mio avviso, si può realizzare se una persona viene considerata in toto e non solo in una dimensione (in questo caso quella sportiva). Perché, ad esempio, non si parla mai di “lavoro e disabilità”? O perché non si vede una rappresentanza politica che rispecchi e rispetti davvero chi si fa promotore di certe battaglie?In Italia chi ha una disabilità viene sempre captato come oggetto passivo e MAI come soggetto attivo, e finché non cambierà questo ho paura che di progressi ce ne saranno ben pochi.

Sara Riccobono

Concrete Onlus

Da poco più di due settimane si è insediato il governo Meloni, il 68° esecutivo della Repubblica Italiana, che porta con sé nuove figure istituzionali e nuovi progetti su cui lavorare. Tra i vari volti troviamo Alessandra Locatelli, già precedentemente ministra per la famiglia e le disabilità nel governo Conte (per soli 2 mesi) e ora ministra per le disabilità per il governo Meloni. Ovviamente quando c’è un passaggio di consegne non si riparte mai da zero, ma si ereditano parti di un lavoro che qualcuno ha già svolto ed è bene proseguire cercando di raggiungere obiettivi sempre più alti. Questo riguarda proprio il caso del “progetto S.T.A.I”: con il decreto n. 8036 dell’8 giugno 2022, il dirigente dell’Unità Organizzativa disabilità, volontariato, inclusione e innovazione sociale Roberto Daffonchio firmava per un progetto incentrato sul turismo accessibile che ora è arrivato nelle mani della ministra Locatelli e dei suoi collaboratori.

“S.T.A.I” è infatti l’acronimo di Servizi per un Turismo Accessibile e Inclusivo, e questo progetto può essere davvero una grande occasione per iniziare a cambiare le cose. Il termine ultimo per presentare la domanda e la relativa documentazione era fissato al 30 giugno 2022, ed era rivolto agli enti pubblici, agli enti del terzo settore, alle organizzazioni di volontariato, alle associazioni di promozione sociale e a molte altre realtà che si occupano di inclusione e di persone disabili. Con più di 2 milioni di euro destinati a questo progetto si ha la possibilità di rovesciare un sistema turistico ancora troppo obsoleto e discriminatorio, che non solo non tiene conto delle persone con disabilità ma solitamente ne limita fortemente l’accesso sia alle strutture che alle attività che gravitano attorno.

Come riportato sul sito della regione Lombardia:
“Si tratta di una progettazione innovativa basata sui temi dell’accessibilità universale, dell’inclusione, della salute e del benessere, e ha natura di progetto-pilota da testare nelle provincie di Bergamo e Brescia per poter essere poi esportato in altri territori lombardi e applicato ad altre tipologie di eventi e manifestazioni.”

La zona di riferimento è al momento quella lombarda con particolare interesse nelle province di Bergamo e Brescia, ma noi ci auguriamo che questo sia solo un inizio e che una simile progettualità si diffonda a macchia d’olio in tutta Italia. Gli obiettivi a cui si punta sono ambiziosi e più che mai necessari: dal favorire la presenza di turisti con disabilità e dei loro familiari, alla realizzazione di infrastrutture e all’organizzazione di servizi accessibili fino ad arrivare alla creazione di tirocini lavorativi per persone con disabilità (e quest’ultimo obiettivo è forse il più difficile da realizzare, avendo in Italia una cultura del lavoro ancora arretrata e abitata da pregiudizi nei confronti delle persone con disabilità come lavoratori partecipi e attivi).
Lunedì 7 novembre, a Sale Marasino la ministra Locatelli ha partecipato proprio alla presentazione di questo progetto di Regione Lombardia. «Entro la fine del 2023 – ha dichiarato la ministra- sono intenzionata a conoscere i progetti promossi da ogni regione per portare all’attenzione di tutti il tema dell’inclusione e dell’accessibilità universale.

La piena partecipazione delle persone alla vita quotidiana, così come previsto dalla convenzione Onu e dall’Agenda 2030, passa anche attraverso il riconoscimento di percorsi di formazione e lavoro che siano accessibili a tutti, ma anche attraverso l’accessibilità universale alla comunicazione, all’informazione, alla cultura e al turismo. Promuovere queste iniziative permette di diffondere – conclude – una maggiore attenzione alla cultura dell’inclusione e, più in generale, di mettere in luce quelli che sono i bisogni delle persone con disabilità e delle loro famiglie per dare loro risposte puntuali e adeguate».

Ci piace pensare che questa occasione non sarà sprecata, e che i soldi investiti guidino gli sforzi di tutti verso risultati ottimali e condivisi. Noi di Concrete ci occupiamo di viaggi da molti anni e sappiamo bene quante difficoltà ostacolino la buona riuscita di quest’esperienza. Viaggiare significa esplorare, conoscere nuove culture e nuovi luoghi, allargare i propri orizzonti e tornare a casa arricchiti da incontri e immagini che ci hanno cambiato. È davvero arrivato il momento di permettere a tutte le persone di godere di una simile esperienza, senza lasciare ricordi negativi ma solo il desiderio di ripartire ancora.

Sara Riccobono
Concrete Onlus

Zalando inserisce nel suo catalogo capi di abbigliamento adattivi, scopriamo di cosa di tratta.

Zalando Nasce nel 2008 a Berlino, con il nome Ifansho,  Arrivata in Italia nel 2011, conquistando presto le classifiche diventato così una delle piattaforme e-commerce più utilizzate. Ad oggi è il marketplace n°1 in Europa.

Per la prima volta Zalando proporrà nel suo catalogo centoquaranta look per andare incontro alle esigenze delle persone disabili. I capi d’abbigliamento saranno firmati dai propri brand di punta che hanno deciso di intraprendere la sfida di creare “moda adattiva”, creando capi d’abbigliamento accessibili a persone con disabilità.

La progettazione dei capi adattivi ha richiesto una ricerca approfondita distinta tra uomo e donna e le esigenze specifiche del cliente con disabilità, questo ha portato alla nascita di modelli adatti ad ogni situazione, come per esempio gli spostamenti su sedia a rotelle, pensati e progettati in modo di agevolare i movimenti o di adattarsi perfettamente al corpo, il tutto con un occhio di riguardo alla comodità.

« La nostra visione è quella di essere il punto di partenza per una moda accogliente per tutti. Vediamo una lacuna nel mercato della moda: trovare abiti di moda adattiva rappresenta ancora una sfida per chi ha una disabilità ».

Sara Diez, vicepresident Category Women and Private Labels di Zalando.

I capi adattivi sono progettati in maniera tale che la persona disabile possa vestire senza dove ricorrere all’aiuto di nessuno (la sua situazione è di parziale disabilità fisica), questo oltre a facilitare l’operazione di vestizione, che spesso potrebbe risultare complessa con capi di abbigliamento classici con forme e dimensioni che possono rendere difficoltosa questa operazione. Il concetto racchiude il senso di autosufficienza anche in operazioni che per molti risultano semplici, poter rendere autosufficiente l’individuo creando una moda più facile da indossare è un aspetto importante dell’inclusione. Inoltre la moda adattiva ha studiato capi che hanno la possibilità di adattarsi a protesi e in punti del corpo dove sono presenti ferite che necessitano spazio o traspirazione particolari, il tutto proponendo capi d’abbigliamento sempre al passo con la moda, infatti sono molti i brand famosi che hanno aderito a questa iniziativa che sta vedendo un ottimo riscontro.

Il focus della moda adattiva è quello di includere tutte le fisicità, questo è un cambiamento culturale e sociale che porta ad un cambiamento nel mondo della moda che si presta sempre di più al servizio dei bisogni dell’individuo.

Samuele Scafuro

Concrete Onlus