Quando parliamo di “fuga di cervelli” intendiamo quelle persone preparate e qualificate che non trovano in Italia un lavoro adeguato e sono costrette a recarsi all’estero dove, non solo riescono a lavorare, ma sono anche molto apprezzate per le loro capacità e professionalità.
La fuga è sempre più una realtà quantitativa: oltre 300.000 sono coloro che se ne sono andati dall’Italia nei primi 10 mesi di questo 2019. Ma l’emorragia rischia di crescere, perchè non è solo la necessità di trovare un’occupazione che spinge le persone, soprattutto i giovani, a espatriare, ma anche le condizioni di lavoro, per chi un lavoro ce l’ha già: tasse altissime, burocrazia soffocante, scarsità di ricerca e di spinta all’innovazione rendono difficile se non impossibile lavorare in Italia.
E questo è ancora più evidente per coloro che cercano d’intraprendere un’attività in proprio e non trovano supporto burocratico, logistico e finanziario: tante regole confuse e poco chiare che fanno passare la voglia d’incominciare, difficoltà a trovare consulenze serie, economiche e che veramente portino ad un risultato, banche disponibili ad offrire risorse ad interessi sempre troppo alti rispetto a quelli reali e soltanto a coloro che possono dare garanzie.
Insomma, una realtà nella quale chi è già ricco lo diventa sempre di più, oppure dalla quale bisogna fuggire per non rimanere intrappolati e soffocati.
Attenzione, perchè tutto questo non fa bene all’Italia, spinge alla reazione, alla rivolta e alla distruzione che è sempre molto rapida rispetto alla costruzione che è lenta e faticosa.
Meditate gente.