Finché non si ha a che fare con una persona disabile, o non la si diventa, a causa di un grave incidente o di una malattia, probabilmente non si può capire il significato preciso della parola “disabile”. Certo, tutti da piccoli abbiamo sperimentato un senso di frustrazione nel non riuscire a fare ancora le cose, prima di diventare “abili”, frustrazione che spesso si trasformava in rabbia e poi magari in un pianto a dirotto; ma poi, magari, interveniva qualcuno che, in qualche modo, si faceva carico della nostra disperazione, cercando di calmarci, e ci mostrava come si poteva risolvere il problema del momento, con mani sapienti.
In seguito, un po’ con l’esempio e un po’ con il tempo e l’esercizio, si arrivava finalmente al traguardo dell’aver IMPARATO, e come ci si sentiva felici, trionfanti, arrivati quel punto! Senza accorgersene, si imparava così anche il valore della pazienza… Ma per chi è (diventa?) disabile, purtroppo, succede quasi il contrario: improvvisamente non si è più capaci di fare ciò che si sapeva fare prima, che si aveva imparato, appunto, almeno in un certo modo; a volte, tuttavia, si scopre che ci si può arrivare comunque, cambiando la modalità, o magari impiegandoci un tempo maggiore, ma ciò non è affatto scontato, e la disperazione è dietro ogni angolo…Difficile rimanere “forti”, imparare ad avere più pazienza sia con sé stessi che con gli altri, quando ci si ritrova in questa condizione.
Solitamente, nella vita di una persona disabile, subentra poi un aiuto esterno, che può essere professionale o meno, ma che non sempre lui o lei riesce ad accettare di buon grado…D’altra parte, chi aiuta, specie se non è un professionista, non solo deve imparare a rendere efficace il suo aiuto, ma anche, auspicabilmente, entrare in una certa “sintonia” con la persona disabile con cui si trova a interagire. Almeno, questo sarebbe l’ideale… A questo proposito, del tutto particolare è il rapporto di coppia: quando “funziona”, esso può diventare infatti una vera risorsa alla quale attingere, specialmente per lenire un po’ il dolore psicologico proprio della condizione di disabilità (quando questa ha la consapevolezza di sé stessa), e per permettere ai suoi due componenti, uniti insieme, di trovare i motivi e la forza di andare avanti, nonostante le difficoltà. Purtroppo, però, può accadere anche il contrario: cioè che tali difficoltà mettano così a dura prova una relazione di coppia, specie se preesistente alla condizione di disabilità, da provocarne la rottura… Ma, volendo essere positivi, ora qui si tratterà esclusivamente del primo caso, o comunque di “coppie” formate da un accompagnatore e un disabile “ben assortiti”. E, specificamente, della condizione del disabile in sedia a rotelle. Ecco, nella vita pratica, ovviamente? non prendendo in considerazione analoghe situazioni nei paesi in via di sviluppo, una delle cose di cui ci si accorge ben presto, è, banalmente, che il mondo circostante, in genere, NON è a misura di disabile: per “sopravvivere” occorre quindi adattarsi…come sempre, d’altronde. Uno dei primi problemi che si riscontrano quando ci si trova fuori casa, è la scarsità “cronica” dei bagni pubblici appositamente adattati: dotati, cioè, di maniglione di sostegno, seduta specifica, “doccetta” e lavandino ad altezza giusta per una carrozzella; quando si trovano, poi, non sempre sono provvisti di tutte queste dotazioni, o le stesse risultano funzionanti… Alcune tipologie di disabilità in sedia a rotelle permettono, sebbene con una certa fatica, di adeguarsi anche ai bagni pubblici “normali”, ma non tutte, naturalmente! Le cose vanno meglio, di solito, negli uffici pubblici e nei supermercati, o nei grandi magazzini, che, quasi sempre, sono attrezzati con rampe per l’entrata e l’uscita, percorsi interni accessibili e, se “sviluppati in senso verticale”, ascensori di ampiezza sufficiente (Nonché, in ultimo, dotati di bagni accessibili!) Per quanto riguarda l’aspetto dello “svago”, anche i locali pubblici, solitamente, vengono incontro alle esigenze dei clienti “su vettura”, e così in diversi hotel si trovano le camere con bagno riservate.
Un discorso a parte riguarda i pubblici monumenti: in certi casi, o, a volte, anche solo in alcune loro parti, specie quelle ubicate ai “piani alti”, non sono visitabili, né possono essere resi tali, giustamente, per evitare il rischio di danneggiarne la struttura antica con eventuali lavori di adeguamento all’accessibilità. Non sempre è così, fortunatamente, e una buona parte di arte e di cultura risulta fruibile a tutti, almeno nei paesi cosiddetti “sviluppati”; se poi si vuole riscontrare un aspetto positivo, per così dire, nella condizione delle persone con disabilità e dei loro accompagnatori in queste visite pubbliche, questo consiste nel loro essere completamente gratuite… Per chi viaggia in treno, poi, è disponibile un servizio di assistenza che aiuta nella salita e discesa dal treno con l’utilizzo di un carrello elevatore, nonché nei “passaggi”, quando sono previsti dei cambi e nel raggiungimento del treno specifico, e il prezzo che si paga è quello di un unico biglietto, comprendente disabile e accompagnatore insieme. Inoltre, anche andare al cinema o a teatro è vantaggioso per chi è disabile e chi lo\la accompagna, dal momento che, di fatto, anche in questo caso si paga un unico biglietto per entrambi… Una sola lamentela, nata da un’esperienza personale: nelle sale di un grande cinema della mia città, il posto riservato ai disabili in carrozzina è, a dir poco, “assurdo”, essendo costituito da una sorta di balconcino separato dalle altre file di sedili: si trova, cioè, dall’altra parte della “via di accesso”, e quindi non permette alla persona disabile di sedere accanto al suo accompagnatore\alla sua accompagnatrice; e, come se non bastasse, è provvisto di una bella sbarra-balaustra proprio all’altezza dello sguardo!… In generale, comunque, rispetto ai tempi della nostra infanzia, trovo che nel mondo, almeno in quello “civilizzato” si stia diffondendo, oltre ad una migliore organizzazione pratica, anche una maggiore consapevolezza e “cura” nei confronti di coloro che si trovano in una condizione di disabilità; tuttavia, permane ancora, in diverse situazioni, una certo senso di “paura” e diffidenza verso chi appare così “diverso”: come se si cercasse di nascondere a sé stessi il semplice pensiero, indubbiamente molto “fastidioso”, che ognuno di noi, in un qualunque momento della Vita e, spesso, senza alcun preavviso, potrebbe ritrovarsi un giorno nella medesima condizione…
Vittoria Montemezzo Sono nata nel 1977, ho un diploma di liceo linguistico, mi piacciono i bambini, la natura, la storia e le culture antiche…e l’essere umano in generale. Dal 2015 sono insieme ad un compagno disabile in sedia a rotelle.