LO STATO SIAMO NOI

Molte volte mi è capitato per ragioni di lavoro o semplicemente come semplice cittadino, di parlare per nome e per conto dello Stato, di rappresentarlo in qualche modo. Di fronte a me avevo persone come me che però sembravano essere “dall’altra parte della barricata”, di sentire lo Stato come un elemento estrano, qualche cosa di avverso e da combattere.

Tutto questo, probabilmente, per una confusione che siamo portati a fare, cioè confondere lo Stato con chi in quel momento lo rappresenta: uomo politico, impiegato dell’agenzia delle entrate, poliziotto o carabiniere. Oppure quando sentiamo lo Stato come un’entità impersonale, anonima, una macchina senza sentimenti pronta a macinare tutto e tutti.

Non che io non abbia provato questo tipo di sensazioni, ma non le ho mai condivise perché accettarle significa “lasciare agli altri qualche cosa che è tutti e perciò anche mio”, significa subire i soprusi di chi rappresenta in quel momento “indegnamente” lo Stato, essere soggetto gli abusi di potere che in quanto abusi sono da limitare e non da avvallare, oppure l’indifferenza del funzionario che si accorge dell’ errore della burocrazia o dell’inadeguatezza della norma e non fa nulla per superarla o segnalarla.

Tutte le volte che ci imbattiamo nello Stato dobbiamo sentirlo come nostro, un organismo collettivo di cui facciamo parte a pieno titolo e sul cui comportamento dobbiamo sempre dire la nostra ma in maniera obiettiva senza prendere in giro nessuno e anzitutto noi stessi

  • – Quando ci arriva una contravvenzione pensiamo se abbiamo rispettato la norma, oppure se eravamo in regola o se qualcuno a voluto forzare la norma e poi comportiamoci si conseguenza
  • – Quando si tratta di pagare le tasse, utilizziamo pure tutte le agevolazioni e riduzione di cui abbiamo diritto (facciamoci anche aiutare, non è bello essere ignoranti), ma poi paghiamole perché sono il “salario dello Stato” e nessuno di noi ha piacere quando non pagano o ritardano il pagamento dello stipendio o di una fattura.
  • – Quando diciamo che vogliamo una vita lunga per noi e i nostri figli, allora facciamo veramente la differenziata, non buttiamo l’olio o la vernice nel lavandino e, perché no, raccogliamo i rifiuti abbandonati per strada, anche se li hanno lasciati gli altri

Certamente anche lo Stato sbaglia, o non si comporta correttamente, il più delle volte perché chi lo rappresenta in quel momento non è all’altezza della situazione oppure è menefreghista o peggio ancora fa solo i suoi interessi personali in malafede. 

Ma lo Stato ha le sue forme di autocontrollo, nelle procedure, nei tribunali e nella giustizia, nei politici che ancora sanno cosa vuol dire questo termine.

E anche quando queste cose non funzionano più o sono lente o incredibilmente distorte e lontane da quello per cui erano state pensate, esiste il dissenso, la protesta, la disubbidienza, l’obiezione, tutto svolto però in una maniera civile che non perda mai l’orientamento sul perché si obbietta, si dissente, si disubbidisce …. per riportare le cose in ordine come dovrebbero essere, oppure cambiarle per migliorarle.

Lo Stato è nostro, è frutto delle regole e del nostro comportamento e quando sbaglia e sia allontana da noi cittadini è nostro dovere dissentire per riportarlo sulla strada giusta. 

L’alternativa è quella di diventare “vittime” dello Stato e quindi di soccombere, oppure quella di omologarsi a questo sistema e di diventare a nostra volta carnefici degli altri. 

Niente di tutto questo deve essere la nostra prospettiva: ricordiamoci sempre che lo Stato siamo anche noi e in questo senso sentiamoci responsabili di quello che nello Stato accade.

Claudio Fontana

Presidente Concrete Onlus

Come funziona l’inserimento lavorativo per le persone con disabilità?

Hanno diritto al collocamento mirato tutti i disabili con percentuale di invalidità uguale o superiore al 46%.

Sono tenuti all’assunzione obbligatoria tutti i datori pubblici e privati che abbiano alle proprie dipendenze minimo 15 persone, secondo le modalità indicate dalla Legge 68/99 e il D.Lgs 469/97.

I datori di lavoro che devono adempiere all’obbligo di assunzione presentano richieste che vengono incrociate con le liste di dicoccupati depositate presso i Centri per l’impiego.

l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità è disciplinato dalla Legge 12 marzo 1999, n. 68 , le modalità di svolgimento si prevedono che la persona con disabilità una volta raggiunta la maggiore età e il normale percorso scolastico se sostenuto, venga iscritta all’ufficio di collocamento presentando il documento di invalidità che attesta la percentuale di invalidità (Legge 12 marzo 1999, n. 68.) che attesta la capacità o meno che consente all’individuo di svolgere determinate mansioni lavorative ed essere indirizzato verso queste. Per favorire l’inserimento lavorativo dei disabili la legge 68/99 prevede la possibilità per i datori di lavoro di stipulare convenzioni con gli uffici competenti per la realizzazione di programmi mirati.

I passaggi prevedono la segnalazione ai servizi sociali, successivamente verrà inoltrata richiesta ai servizi di integrazione lavorativa i quali provvederanno dopo attenta valutazione alla stesura di un quadro generale del soggetto che andrà a giocare un ruolo fondamentale per la ricerca e il collocamento di in una posizione lavorativa. L’attuazione delle convenzioni avviene attraverso tirocini formativi, assunzioni a termine, ampliamento dei periodi di prova. I passaggi successivi prevedono un primo contatto con la realtà lavorativa interessata all’assunzione, successivamente se il candidato idoneo a ricoprire il ruolo scelto, verrà avviata la procedura di inserimento.

Durante la fase di monitoraggio vengono fatti dei colloqui con gli esponenti del servizio integrazione lavorativa, periodicamente verranno fatte attività di monitoraggio per comprendere il reale avanzamento dell’impiego e della produttività del soggetto.

Cristian Belluzzo

Concrete Onlus

C

La vita è un mistero e nonostante tutti i nostri progressi scientifici, tecnici e filosofici non riusciremo mai a capirne completamente il significato. Questo dovrebbe in qualche modo renderci felici perché trasforma la vita in un gioco che avrà sempre continue e nuove scoperte e non finirà mai di stupirci.

Attenzione però all’arroganza del genere umano che vuole essere in controllo di tutto e ha la presunzione di conoscere tutto e di non dipendere da nessuno. Questa è la presunzione che ha ingenerato nelle religioni monoteistiche moderne (ma l’idea era presente anche prima in molte altre religioni in diverse parti del mondo) il “peccato originale” il disubbidire a Dio, il non stare al nostro posto, il volere essere più grandi di quello che siamo, allo stesso livello del Creatore. 

Ma è lo stesso peccato dei materialisti, dei consumisti, degli atei o degli agnostici che mettono al centro del mondo e dell’universo l’uomo, dimenticando tutto quello che ci sta intorno, facendosi grandi mentre siamo piccoli, volendo controllare e modellare al proprio servizio quell’entità immensa e onnipresente che è Madre Natura.

Sono entrambi comportamenti che prolungati nel tempo porteranno alla distruzione della nostra stirpe, o per mano divina o per mano della natura che non ci “sopporterà” più.

Fondamentalmente l’essere umano non sa stare al suo posto, quel posto che Dio/la Natura gli hanno assegnato, un posto privilegiato, di vantaggio, di controllo, ma che se manca di coscienza, di modestia e di rispetto ci poterà all’autodistruzione.

E’ questo che vogliamo per noi ma soprattutto per i nostri figli? Con quali occhi ci guarderanno quando si renderanno conto di come gli abbiamo lasciato il globo, di come non abbiamo fatto niente per conservarlo almeno un po’. Conosco persone che hanno smesso di fumare perché non avrebbero sopportato lo sguardo di rimprovero dei figli allorchè si fossero ammalati di cancro. Noi però ci stiamo “fumando il mondo”, lo stiamo proprio mandando in fumo!

E allora torniamo a giocare questa “partita” che è la vita rispettando le sue regole, scegliendo giochi dove non ci sia “l’asso pigliatutto” che laddove arriva fa piazza pulita e rimane il deserto ma competizioni dove ci sia posto per tutti secondo il principio decoubertiano di partecipazione dove la vittoria è piacevole ma non essenziale.

Claudio Fontana

Presidente Concrete Onlus

Un regalo solidale vale doppio!

Anche quest’anno la Società Cooperativa Sociale Il Balzo propone un’ampia scelta di regali solidali per grandi e piccini.

Ben due cataloghi da cui poter scegliere il proprio regalo natalizio:

  1. Libri per bambini e ragazzi
  2. Gadget natalizi: calamite, segnalibri, decorazioni albero e collane in legno

Con una piccola donazione sostieni le attività che Il Balzo porta avanti per bambini, adolescenti e adulti con disabilità.

Sfoglia i cataloghi cliccando qui

Vuoi prenotare un regalo? Scrivi a info@ilbalzo.com oppure manda un messaggio whatsapp al numero  3315461540.

Un regalo solidale fa felice chi lo fa e chi lo riceve!

Già da qualche mese si erano sentite le prime avvisaglie, ma ora, finalmente è confermato: dal primo di luglio si torna a viaggiare in Europa. Infatti con l’avvento del “GREEN PASS” possiamo spostarci nei paesi dell’Unione e di Shengen, senza i dubbi e le incertezze che avevamo prima.

Basterà aver fatto le due dosi di vaccino da almeno 14 giorni e potremo dimenticarci i fastidiosi e costosi tamponi. 

Che bello poterci spostare liberamente – o quasi – e poter tornare a viaggiare. E questa voglia si respira nell’aria: dalla metà di maggio abbiamo ricevuto richieste per i nostri viaggi per disabili in un numero che mai avevamo avuto prima e che sicuramente non potremo soddisfare in toto.

Anzi la sensazione è che per le persone disabili questa voglia sia maggiore, forse perché hanno sofferto più degli altri i vari lock down e non ne potevano più di stare in casa o essere limitati nei movimenti più di quanto lo fossero già per la loro situazione.

Prepariamoci a vedere il mondo cambiato, a vedere gente che difficilmente si dà la mano o si abbraccia, al distanziamento che rimane, alle mascherine che continueranno ad imperversare indipendentemente dagli obblighi, ai gel all’entrata dei locali e agli addetti alla sicurezza che impugnano il termometro come una pistola e si ostinano a volertelo puntare alla tempia.

Mi raccomando facciamo in modo che tutto questo non sminuisca la nostra allegria per la libertà – parziale – ritrovata e godiamoci questo momento, sperando che non rimanga tale e che non si debba arrestare con l’arrivo dell’autunno, proprio come è successo l’anno passato.

A tutti quindi un augurio di una buona estate, di godere il più possibile di questa libertà ma di farlo “con la testa sul collo” in una maniera responsabile, senza fare “overdose” in modo da poter tenere bassi i livelli delle varie varianti che inevitabilmente si svilupperanno e arriveranno anche da noi, in modo che anche se non potremo dire che tutto quello che è successo sia finito, avremo trovato il modo di conviverci in una maniera che non ci rovini la vita.