Il Consiglio dei ministri ha recentemente approvato un decreto che introduce un approccio innovativo all’assistenza dei disabili in Italia. Il nuovo modello, che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2025 in alcune province, prevede la creazione di un “progetto di vita” individuale e personalizzato per persone con disabilità, affrontando sia le loro necessità sanitarie che sociali, inclusa la questione dell’accomodamento ragionevole.

Questo approccio non si limita a una semplice normativa, ma rappresenta un cambiamento globale volto a migliorare il benessere e la partecipazione attiva dei disabili nella società. Gli enti e le istituzioni interessati hanno già iniziato i preparativi per implementare le disposizioni della legge, che promette di portare significative migliorie nella vita quotidiana dei disabili e delle loro famiglie.

Un elemento chiave del decreto è la semplificazione delle procedure amministrative, con l’obiettivo di rendere più efficiente e tempestivo l’accesso ai servizi e alle risorse necessarie. Inoltre, il decreto prevede l’eliminazione di terminologie considerate obsolete e stigmatizzanti, come “handicappato” e “portatore di handicap”, a favore di un linguaggio più inclusivo e rispettoso.

Durante la stessa sessione, il Consiglio dei ministri ha discusso anche altre tre proposte legislative, tra cui norme specifiche per il volontariato nel Trentino-Alto Adige/Südtirol, dimostrando l’impegno del governo a promuovere l’inclusione sociale e la solidarietà in tutte le regioni d’Italia.

Cristina Zangone

L’anno 2024 segna un’ulteriore evoluzione nel panorama tecnologico globale, testimoniando un incremento notevole nell’adozione e nell’innovazione tecnologica che permea tutti gli aspetti della società e dell’economia. Da un’epoca in cui la “tecnologia” era un termine appena conosciuto, siamo passati a una realtà in cui questa è diventata una forza onnipresente, con un impatto profondo e pervasivo.

L’Intelligenza Artificiale (IA) continua a essere al centro delle attenzioni, evolvendosi da semplice concetto a strumento fondamentale per la trasformazione delle attività umane e industriali. La sua applicazione si estende ormai ben oltre il mero automatismo, proponendosi come catalizzatore di benefici sociali e incremento dell’efficienza aziendale. Le organizzazioni di ogni dimensione stanno integrando l’IA per ottimizzare processi, ridurre costi e migliorare l’esperienza dei consumatori.

La produzione lavorativa, in particolare, sta subendo una rivoluzione grazie all’integrazione di IA, software avanzati e piattaforme di automazione, che insieme promettono di rendere le operazioni più strategiche e mirate. Questo non solo comporta una diminuzione dei costi operativi ma anche un significativo miglioramento nella gestione del tempo e delle risorse.

Parallelamente, il settore delle tecnologie quantistiche e delle esplorazioni spaziali sta vivendo un’era di rinnovato interesse e sviluppo. Queste tecnologie promettono di sbloccare nuove possibilità in campi come la criptografia, la farmaceutica e l’analisi dei dati su scala macroscopica, oltre a rafforzare la capacità umana di esplorare e utilizzare lo spazio extra-terrestre.

La crescita continua e inarrestabile delle tecnologie digitali pone le basi per una società più connessa e informatizzata, dove l’innovazione tecnologica non solo migliora la qualità della vita ma apre anche la strada a innumerevoli opportunità future. Nel 2024, le aziende e gli individui sono chiamati a navigare in questo mare di cambiamenti, sfruttando le nuove tecnologie per rimanere competitivi e pertinenti in un mondo che cambia rapidamente.

In sintesi, il 2024 è testimone di una trasformazione digitale che non conosce precedenti, con l’IA e le tecnologie emergenti che delineano un futuro ricco di promesse e sfide. La strada verso il futuro tecnologico è chiara: l’ottimizzazione e l’innovazione saranno i pilastri portanti di un mondo sempre più interconnesso e avanzato.

Cristina Zangone

Il legame storico di Bergamo con l’acqua e il pane, due elementi tanto essenziali quanto umili, si rivela attraverso un viaggio affascinante nelle strade di Bergamo Alta, il cuore storico della città. L’acqua, vitale per la produzione del pane, ha giocato un ruolo fondamentale nella vita quotidiana delle comunità locali.

L’Acqua: Testimone del Passato Quotidiano

Nelle case modeste di Bergamo Alta, l’acqua non era disponibile correntemente a causa della difficoltà di accesso imposta dalla geografia. Per ovviare a ciò, il comune ha istituito vari lavatoi pubblici dove le donne lavavano i panni. L’assessore Marco Brembilla ha promosso il restauro di questi siti storici, riconoscendone il valore culturale e sociale.

– Lavatoio di Via Mario Lupo: Situato vicino a Piazzetta Angelini e risalente alla fine dell’Ottocento, questo lavatoio è realizzato in marmo di Zandobbio e suddiviso in 18 lavelli, coperti da un tetto ornato con un festone in ghisa.

– Lavatoio di Santo Erasmo: In via Borgo Canale e costruito nei primi anni del XX secolo, questo lavatoio è stato restaurato eliminando fratture, graffitismi e restituendo la sua originale modernità.

– Lavatoio del Lantro: Questo sito storico si trova presso via Boccola e conserva la fontana ipogea del Lantro del XVI secolo, testimone di secoli di storia.

Il Pane: Simbolo di Vita e Comunità

Il pane di Bergamo racconta storie di fatica e passione, essendo al centro della cultura contadina locale. Le panetterie storiche non sono solo luoghi di produzione ma anche punti di ritrovo comunitario.

– Forno Nessi: Situato in via Gombito, ha visto nascere il boom enogastronomico degli anni ’80 sotto la guida di Massimo Nessi e ora della terza generazione della famiglia.

– Antica Panetteria Tresoldi: Originariamente una farmacia e drogheria, si trova in via Colleoni e oggi è gestita da Roberta e Anna Tresoldi che mantengono vive le ricette del nonno.

– Forno Fassi: Fondata nel 1850, questa panetteria storica si trova anch’essa in via Gombito e continua a deliziare i passanti con le sue specialità tradizionali.

La città di Bergamo, attraverso questi elementi vitali di acqua e pane, non solo conserva ma celebra la sua ricca eredità, dimostrando come il passato possa ancora vivere e arricchire il presente. Concludendo, queste tradizioni non solo alimentano il corpo ma anche lo spirito della comunità, rendendo Bergamo un luogo dove la storia si fonde con la vita quotidiana.

Vittoria Montemezzo

La pandemia di COVID-19 ha lasciato un’impronta indelebile sulla salute mentale globale, esacerbando condizioni preesistenti e generando nuove sfide psicologiche. Questo articolo esplora come il prolungato stato di emergenza sanitaria abbia aggravato problemi come ansia, depressione e stress, nonché le misure adottate per mitigare questi effetti.

Durante la pandemia, la diffusione di stati d’ansia e episodi depressivi ha mostrato un incremento allarmante, con un picco di casi di suicidio spesso legati a crisi economiche e isolamento sociale. Le disparità regionali hanno accentuato questi problemi, con differenze significative tra il nord e il sud del paese nel consumo di farmaci psicotropi, come ansiolitici e antidepressivi.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto il grave impatto della pandemia sulla salute mentale, suggerendo l’adozione di interventi psicologici specifici. Nonostante l’Italia vantasse un numero elevato di professionisti del settore psicologico, molti non erano impiegati nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN), evidenziando una carenza nel supporto disponibile a livello statale.

Recentemente, il governo ha approvato una mozione per rafforzare il sostegno alla salute mentale, che include l’implementazione di un nuovo piano nazionale per la salute mentale e l’assicurazione di accesso alle terapie psicologiche. Tra le misure proposte, figura l’offerta di fino a dieci sedute psicologiche per i giovani affetti da depressione e la creazione di ambulatori dedicati ai pazienti con “long COVID” all’interno del SSN.

L’ex ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ha enfatizzato la necessità di un finanziamento adeguato per queste iniziative, sollecitando risorse sufficienti nel prossimo bilancio statale per assicurare la realizzazione di queste politiche e garantire il benessere dei cittadini.

Concludendo, la risposta alla crisi sanitaria deve includere un impegno solido e continuativo per la salute mentale, promuovendo un approccio che non solo risolva le emergenze attuali ma che ponga le basi per un futuro più resiliente e inclusivo. La collaborazione di tutti i settori della società è fondamentale per costruire un ambiente più sano e supportivo, dove la salute mentale sia una priorità riconosciuta e adeguatamente trattata.

Cristina Zangone

Forse non tutti sanno che l’aperitivo, come lo conosciamo oggi in Italia, ha le sue radici proprio nella città di Torino. La sua storia affonda le radici nell’antica Grecia con il celebre medico Ippocrate, che somministrava ai suoi pazienti una bevanda stimolante l’appetito, a base di vino bianco e erbe come il dittamo, la ruta e l’assenzio. Questa pratica si è evoluta attraverso i secoli, passando per gli antichi romani con il loro “mulsum”, una miscela di vino e miele, fino ad arrivare ai monaci erboristi del Medioevo.

La svolta moderna avviene a Torino nel 1786, quando Antonio Benedetto Carpano inventa il Vermut, un vino aromatizzato con oltre 30 tipi di erbe e spezie. Il nome “Vermut” deriva dalla parola tedesca per assenzio, “Wermut”, essenziale nella composizione della bevanda. Il successo di questa bevanda fu immediato e si diffonde rapidamente in Europa, grazie anche alla produzione industriale avviata dal suo creatore.

Le evoluzioni del Vermut includono famose varianti come il “Martini”, prodotto da Cinzano e Martini & Rossi, e il “Vermut Gancia”, che divenne l’aperitivo ufficiale della casa reale sabauda. Quest’ultimo ha persino ispirato il cocktail “Garibaldi”.

Oggi, l’aperitivo è una tradizione radicata in Italia, un rituale serale di socializzazione e relax che si svolge tipicamente tra le 18:00 e le 21:00. È caratterizzato da una varietà di bevande, alcune anche analcoliche, e accompagnato da stuzzichini come olive, patatine e salatini. Spesso, l’aperitivo si trasforma in “apericena”, con piatti più sostanziosi.

A Torino, i luoghi dell’aperitivo variano dai caffè storici nel cuore della città ai moderni locali lungo il fiume, noti come “Murazzi”. Tra gli stuzzichini tipici troviamo formaggi, salumi, i famosi grissini torinesi e la “Bagna Càuda”, una salsa calda di acciughe, aglio e olio d’oliva.

L’aperitivo non solo sopravvive ma prospera, dimostrando la sua resilienza anche durante periodi difficili come il lockdown della pandemia COVID-19, con le persone che continuavano a goderselo in forma virtuale o casalinga.

Torino, con il suo storico Vermut, non è solo la culla di questa tradizione ma anche un simbolo di come una semplice bevanda possa evolversi in un fenomeno culturale che celebra la convivialità e l’arte del buon vivere all’italiana.

Vittoria Montemezzo