Vi proponiamo un estratto di un articolo pubblicato ieri sul Corriere della Sera, che ci vede purtroppo protagonisti di una situazione spiacevole: le continue multe e fermi amministrativi posti alle auto del servizio Uber (al quale noi stessi ci appoggiamo per l’organizzazione del nostro servizio di trasporto attrezzato per persone con disabilità), nonostante il Tar del Lazio e il Decreto Milleproroghe avessero dichiarato legale Uberblack.

«Sia il decreto Milleproroghe sia la recente ordinanza del Tribunale di Roma — spiega il gm di Uber Carlo Tursi — ribadiscono la piena legalità di Uberblack. Perché la polizia impiega tempo e risorse pubbliche contro Ncc che operano nel rispetto delle leggi? Bisogna intervenire. Così si impedisce a onesti lavoratori di lavorare». Uno di questi, è Claudio Fontana, 57 anni, la cui cooperativa dal 27 agosto al 19 settembre ha subito ben quattro fermi sulle proprie vetture autorizzate tra Garlasco (Pv), Carignano (To) e La Morra (Cn). «Facevo lavorare 13 persone, ora solo cinque. Se i vigili vogliono multarci ok, faremo ricorso forti delle nostre ragioni, ma non possono sostituirsi al giudice disponendo continui fermi amministrativi che ci levano il lavoro e il sonno».

Interessati ad approfondire la questione?
Trovate l’articolo completo cliccando qui.

Siamo appena tornati dal nostro viaggio solidale in Uganda, nel cuore dell’Africa, per scoprire le bellezze del paese ed aiutare i bambini di un orfanotrofio, in collaborazione con la ONLUS nostra partner: Progetto Familia.

Progetto Uganda consiste nel sostenere sia tramite le adozioni a distanza, sia attraverso le donazioni, sia per mezzo delle opere sviluppate in loco, l’Orfanotrofio – Scuola Bright Future – nursery, asilo nido e scuola di istruzione primaria con vitto e alloggio per orfani e bambini in difficoltà o affetti da HIV – nel distretto di Mbarara, nella regione di Katete in Uganda.

Ecco le foto scattate durante la nostra esperienza.

Ottime notizie per gli amanti delle passeggiate in montagna! Pare infatti che la Fondazione Dolomiti Unesco abbia intenzione di realizzare ben 22 sentieri montani progettati per essere perfettamente accessibili alle persone con disabilità. Quante volte vi è capitato di andare con gli amici in montagna e magari ritrovarvi impossibilitati a proseguire a causa di un sentiero impervio e troppo dissestato? Ebbene, una volta realizzati questi sentieri potrete sceglierne uno in base al grado di difficoltà ed alla lunghezza del percorso proposti. Il tutto sarà consultabile tramite una guida, che sarà resa disponibile sia in forma cartacea che digitale, tramite il sito della Fondazione Dolomiti Unesco. Sarà inoltre possibile scegliere se percorrere i sentieri in autonomia o con l’accompagnamento di una guida montana specificamente formata: ogni itinerario verrà affiancato da una scheda descrittiva, sulla quale saranno presenti tutte le informazioni necessarie per organizzare un’escursione che risponda alle proprie capacità e interessi ed è già stato pianificato il programma di formazione per creare figure esperte nell’accompagnamento in quota delle persone con disabilità.

I 22 sentieri accessibili saranno realizzati sulle montagne delle province di Trento, Bolzano, Udine, Belluno e Pordenone. I primi due sono già stati realizzati tra il Rifugio Auronzo, il Lavaredo e la Forcella Lavaredo. Perché scegliere proprio le Dolomiti? Innanzitutto perché sono un patrimonio naturale unico al mondo; il loro valore è universale e consiste in una natura superlativa che trasmette emozioni profonde a chiunque ne possa fare l’esperienza. Sono inoltre montagne particolarmente accessibili: la loro particolarissima origine e conformazione – l’essere solcate da un fitto reticolo di valli – permette di avvicinarsi alle vette del Patrimonio Mondiale più che in qualsiasi altro contesto montano.

Sul sito dolomitiunesco.info, nella sezione dedicata al progetto, si può leggere: 

Il progetto “Dolomiti Accessibili” intende fornire un’esperienza diretta di questo straordinario ambiente naturale a tutte le persone che lo visitano o lo abitano, indipendentemente dal grado di abilità in cui si trovano, appoggiandosi e valorizzando la predisposizione naturale del contesto dolomitico ad un’accessibilità sostenibile.

A differenza dell’ambiente urbano, dove le barriere architettoniche sono dei limiti artificiali che discriminano le persone con ridotte capacità motorie, l’ambiente montano presenta degli ostacoli naturali che non distinguono fra persone abili o disabili.

Le Dolomiti UNESCO, con la loro straordinaria rappresentatività, sono così il contesto ideale per attuare un progetto di inclusività sociale che permetta a tutti – abili e non – di accedere al Patrimonio Mondiale, in autonomia oppure accompagnati da una guida esperta.

Ciò non significa che tutti debbano fare le stesse esperienze, ma che tutti possono avere un’esperienza di vera immersione nel paesaggio e nella geologia delle Dolomiti, realizzando pienamente il concetto di patrimonio dell’Umanità. Per questo il progetto, pur essendo rivolto alle categorie più deboli (persone con limitate capacità motorie, anziani, bambini nei primi anni d’età), include tutti i visitatori.

Chissà questa potrebbe essere una buona occasione per organizzare un weekend in montagna, una volta che altri sentieri saranno ultimati! Che ne dite?

Articolo a cura di Luisa Cresti

[foto ed informazioni ricavate dal sito della Fondazione Dolomiti UNESCO]

Ormai li avrete visti praticamente ovunque: nei negozi di giocattoli e cianfrusaglie, sui banchetti dei venditori ambulanti e a volte persino nei supermercati; ma soprattutto in mano a praticamente qualsiasi ragazzino o preadolescente. Sono i Fidget Spinner, delle piccole eliche che sfruttano un semplicissimo sistema a cuscinetti a sfera per girare attorno al proprio centro con un attrito minimo.

Moltissimi ragazzini lo utilizzano praticamente in continuazione, magari anche in classe durante le lezioni, con conseguenti lamentele degli insegnati, poiché l’oggetto sarebbe fonte di distrazione. Ma questo interessante oggettino non sembrerebbe essere nato per questo.

Quanti di voi si ritrovano a muovere continuamente le mani, quando siete nervosi o anche semplicemente per passare il tempo? Solitamente ci si ritrova ad arricciarsi una ciocca di capelli, a giocare con il bordo di un foglietto di carta o a tormentarsi l’orlo della maglietta. Per i bambini con ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione) e per quelli iperattivi spesso queste cose non bastano a mantenere la concentrazione o a scaricare l’ansia.

Ecco quindi nascere il Fidget Spinner: questo oggetto riesce a tenere occupate le mani, a scaricare l’energia in eccesso e persino a mantenere maggiormente concentrati, magari mentre si sta svolgendo un altro compito.

Il problema è che per molti altri ragazzini questi oggetti possono risultare invece una vera e propria distrazione e la loro diffusione per moda ha portato molti insegnanti a vietarne l’uso in classe, il che porta a penalizzare anche chi ha bisogno di oggetti di questo genere per restare concentrato.

Esistono anche altri strumenti per aiutare a scaricare lo stress e a mantenere la concentrazione facendo andare le dita, come ad esempio il Fidget Cube: un piccolo cubo in plastica che presenta diversi stimoli tattili interattivi su ogni faccia. Una scuola canadese ha invece in ventato delle bici-banco, ovvero dei banchi di scuola con sotto di essi dei pedalini da cyclette incorporati, per permettere ai giovani studenti di mantenere le gambe in movimento, con un doppio vantaggio, poiché studi scientifici hanno infatti dimostrato che l’attività fisica favorisce l’apprendimento.

Anche senza arrivare ad avere diagnosticata ADHD o iperattività moltissime persone (come la sottoscritta) hanno il continuo bisogno di mantenere le mani o le gambe in continuo movimento mentre studiano, lavorano o si trovano in attesa di qualcosa. Oggetti come questi sono davvero un aiuto per riuscire a restare concentrati senza risultare un disturbo per chi ci sta intorno.

Articolo a cura di Luisa Cresti, webmaster

Londra, con il suo fascino da città in continua evoluzione, si riconferma una città accessibile quasi in ogni suo angolo. A qualche giorno dal nostro rientro, ecco le nostre impressioni.

Londra è una città enorme, nella quale edifici antichissimi (tra cui i pochi sopravvissuti al devastante incendio del 1666) si affastellano accanto ad edifici supermoderni e vertiginosi grattacieli in metallo e vetro, creando un contrasto affascinante.

Alloggiare nel centro della città non conviene quasi in nessun caso: si rischia di trovare solamente sistemazioni molto costose. Invece un buon consiglio è quello di scegliere un albergo nelle zone un po’ più esterne (ma pur sempre in città). Nel nostro caso ci siamo affidati ad un albergo della catena Travelodge, situato presso Greenwich, semplice e senza troppe pretese, ma di recente costruzione: avevamo già alloggiato presso la loro catena nei nostri viaggi precedenti ed abbiamo sempre trovato senza problemi camere ampie e con bagno attrezzato. Affidandoci ad un servizio di noleggio adiacente all’aeroporto abbiamo noleggiato un capiente pulmino da 9 posti, che si è rivelato la soluzione ottimale per muoversi in gruppo durante la nostra settimana di permanenza a Londra. Per chi decidesse di viaggiare da solo o in coppia consigliamo però di muoversi con il servizio Uber (molto diffuso a Londra) e UberWAW, servizio pensato specificatamente per i portatori di disabilità e più economico dei costosi taxi o cab. La famosa Underground, la metropolitana di Londra, purtroppo non si rivela sempre una soluzione praticabile: per quanto Londra sia una città davvero ben servita dai mezzi pubblici, le stazioni della metropolitana accessibili nel cuore storico della città si contano sulle dita di una mano (ma potete anche pensare di approfittarne per godervi una passeggiata nel centro storico). Per quanto riguarda le zone periferiche, invece, dove le stazioni sono di costruzione più moderna, è possibile trovare ascensori e rampe per accedervi agevolmente. I famosi autobus rossi su due piani sono tutti dotati di rampa automatizzata, ma preparatevi ad uscire molto presto dall’albergo se non volete arrivare troppo tardi alla vostra destinazione nel centro della città, perché purtroppo il traffico è quasi sempre congestionato.

Anche trovare parcheggio è spesso difficoltoso, pur avendo un contrassegno, perché sono moltissime le zone in cui i parcheggi sono riservati esclusivamente ai residenti e quelli riservati ai disabili sono spesso già occupati. Attenti a non sgarrare, perché i vigili sembrano avere la multa facile! Nel caso, prendete in considerazione l’idea di spendere qualche sterlina per uno dei vari parcheggi coperti a pagamento che si trovano sparsi per la città.

L’accesso a buona parte dei monumenti e degli edifici storici (esclusi quelli di costruzione più antica, come la Torre di Londra, che risalendo al periodo medioevale comprende molti passaggi stretti e scale ripide) è garantita e gestita da rampe ed ascensori e da uno staff ben preparato e molto gentile a vostra disposizione. L’Abbazia di Westminister ci ha garantito l’entrata gratuita sia per i portatori di disabilità che per i loro accompagnatori (altrimenti il biglietto sarebbe stato abbastanza costoso), anche se ogni tanto, qualche passaggio stretto unito alla scarsa attenzione degli altri turisti ci ha reso leggermente difficoltoso passare in alcuni punti. Per la monumentale Basilica di San Paolo il biglietto era da pagare, ma ci ha garantito un ottimo servizio, tra cui dei badge elettronici che ci hanno permesso di accedere ad un ascensore dedicato. Un montascale ha garantito di poter superare i pochi gradini per accedere anche alla zona rialzata del coro.

Un piccolo discorso a parte va per il British Museum: splendido e ben curato, ma purtroppo, sempre a causa della maleducazione degli altri turisti, un po’ più difficoltoso da visitare. L’ingresso accessibile con rampe si trova sul retro del museo (mentre sul lato anteriore sono presenti due montascale), dove la sicurezza ci ha fatto gentilmente superare la lunga fila, ma per accedere al salone centrale del museo è necessario fare una rampa di qualche scalino. Sono presenti in diversi punti strategici del museo alcuni ascensori a disposizione di chi avesse difficoltà a fare le scale, ma, non essendo presente nessuno che garantisca restrizioni al suo utilizzo, li abbiamo spesso trovati pieni di turisti stranieri perfettamente in grado di camminare, il che ci ha portato ad attese anche di diversi minuti prima di poter accedere al salone principale ed ai piani superiori.

Passeggiare per la città e lungo il Tamigi è stato molto piacevole, le rampe sono presenti su ogni marciapiede, ma spesso gli autisti dei taxi non si fermano alle strisce per permettere l’attraversamento. Inoltre, i cantieri aperti un po’ ovunque, rendono macchinosi (ma sempre superabili) i passaggi in alcuni punti. Abbiamo trovato un ambiente accogliente in tutti i pub ed i locali in cui ci siamo fermati a mangiare. Buona parte sono dotati anche di servizi igienici accessibili, fatta esclusione per i pub storici e più antichi, che sono tradizionalmente divisi su più piani e spesso quello dedicato al servizio di ristorazione è quello superiore.

La nostra unica gita fuori porta ci ha portato fino alla storica Abbazia di Canterbury, ma purtroppo, essendo domenica, non ci è stato possibile visitare l’abbazia stessa, a causa delle celebrazioni, mentre abbiamo potuto visitare la cripta ed il cortile. Purtroppo, essendo Canterbury una cittadina medioevale, il fondo stradale è caratterizzato da acciottolato: bello a vedersi, ma estremamente scomodo per chi si muove su una carrozzina. Se intendete visitare le bianche scogliere di Dover, vi consigliamo di recarvi là con una carrozzina elettrica (o con un accompagnatore pronto ad affrontare una bella sfida), poiché c’è una salita bella ripida da affrontare su un sentiero sterrato. Ma per la vista mozzafiato con la quale si verrà ricompensati una volta in cima, ne vale tutta la pena!

Un ultimo consiglio che possiamo darvi riguarda il tempo atmosferico. Nonostante fosse estate, il clima è stato abbastanza impietoso con noi, regalandoci un solo vero giorno di sole pieno. Per il resto preparatevi al proverbiale tempo di Londra, ovvero cielo coperto con occasionali scrosci di pioggia, seguita da vento gelido. Il consiglio che possiamo darvi è di viaggiare sempre con una felpa ed un k-way a portata di mano, pronti ad infilarselo al volo alla prima goccia di pioggia (e a toglierselo quando tornerà il sole, che è parecchio caldo d’estate.

Articolo a cura di Luisa Cresti. Foto scattate da Luisa, Sara, Francesca e Claudio.