Ormai li avrete visti praticamente ovunque: nei negozi di giocattoli e cianfrusaglie, sui banchetti dei venditori ambulanti e a volte persino nei supermercati; ma soprattutto in mano a praticamente qualsiasi ragazzino o preadolescente. Sono i Fidget Spinner, delle piccole eliche che sfruttano un semplicissimo sistema a cuscinetti a sfera per girare attorno al proprio centro con un attrito minimo.

Moltissimi ragazzini lo utilizzano praticamente in continuazione, magari anche in classe durante le lezioni, con conseguenti lamentele degli insegnati, poiché l’oggetto sarebbe fonte di distrazione. Ma questo interessante oggettino non sembrerebbe essere nato per questo.

Quanti di voi si ritrovano a muovere continuamente le mani, quando siete nervosi o anche semplicemente per passare il tempo? Solitamente ci si ritrova ad arricciarsi una ciocca di capelli, a giocare con il bordo di un foglietto di carta o a tormentarsi l’orlo della maglietta. Per i bambini con ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione) e per quelli iperattivi spesso queste cose non bastano a mantenere la concentrazione o a scaricare l’ansia.

Ecco quindi nascere il Fidget Spinner: questo oggetto riesce a tenere occupate le mani, a scaricare l’energia in eccesso e persino a mantenere maggiormente concentrati, magari mentre si sta svolgendo un altro compito.

Il problema è che per molti altri ragazzini questi oggetti possono risultare invece una vera e propria distrazione e la loro diffusione per moda ha portato molti insegnanti a vietarne l’uso in classe, il che porta a penalizzare anche chi ha bisogno di oggetti di questo genere per restare concentrato.

Esistono anche altri strumenti per aiutare a scaricare lo stress e a mantenere la concentrazione facendo andare le dita, come ad esempio il Fidget Cube: un piccolo cubo in plastica che presenta diversi stimoli tattili interattivi su ogni faccia. Una scuola canadese ha invece in ventato delle bici-banco, ovvero dei banchi di scuola con sotto di essi dei pedalini da cyclette incorporati, per permettere ai giovani studenti di mantenere le gambe in movimento, con un doppio vantaggio, poiché studi scientifici hanno infatti dimostrato che l’attività fisica favorisce l’apprendimento.

Anche senza arrivare ad avere diagnosticata ADHD o iperattività moltissime persone (come la sottoscritta) hanno il continuo bisogno di mantenere le mani o le gambe in continuo movimento mentre studiano, lavorano o si trovano in attesa di qualcosa. Oggetti come questi sono davvero un aiuto per riuscire a restare concentrati senza risultare un disturbo per chi ci sta intorno.

Articolo a cura di Luisa Cresti, webmaster

Londra, con il suo fascino da città in continua evoluzione, si riconferma una città accessibile quasi in ogni suo angolo. A qualche giorno dal nostro rientro, ecco le nostre impressioni.

Londra è una città enorme, nella quale edifici antichissimi (tra cui i pochi sopravvissuti al devastante incendio del 1666) si affastellano accanto ad edifici supermoderni e vertiginosi grattacieli in metallo e vetro, creando un contrasto affascinante.

Alloggiare nel centro della città non conviene quasi in nessun caso: si rischia di trovare solamente sistemazioni molto costose. Invece un buon consiglio è quello di scegliere un albergo nelle zone un po’ più esterne (ma pur sempre in città). Nel nostro caso ci siamo affidati ad un albergo della catena Travelodge, situato presso Greenwich, semplice e senza troppe pretese, ma di recente costruzione: avevamo già alloggiato presso la loro catena nei nostri viaggi precedenti ed abbiamo sempre trovato senza problemi camere ampie e con bagno attrezzato. Affidandoci ad un servizio di noleggio adiacente all’aeroporto abbiamo noleggiato un capiente pulmino da 9 posti, che si è rivelato la soluzione ottimale per muoversi in gruppo durante la nostra settimana di permanenza a Londra. Per chi decidesse di viaggiare da solo o in coppia consigliamo però di muoversi con il servizio Uber (molto diffuso a Londra) e UberWAW, servizio pensato specificatamente per i portatori di disabilità e più economico dei costosi taxi o cab. La famosa Underground, la metropolitana di Londra, purtroppo non si rivela sempre una soluzione praticabile: per quanto Londra sia una città davvero ben servita dai mezzi pubblici, le stazioni della metropolitana accessibili nel cuore storico della città si contano sulle dita di una mano (ma potete anche pensare di approfittarne per godervi una passeggiata nel centro storico). Per quanto riguarda le zone periferiche, invece, dove le stazioni sono di costruzione più moderna, è possibile trovare ascensori e rampe per accedervi agevolmente. I famosi autobus rossi su due piani sono tutti dotati di rampa automatizzata, ma preparatevi ad uscire molto presto dall’albergo se non volete arrivare troppo tardi alla vostra destinazione nel centro della città, perché purtroppo il traffico è quasi sempre congestionato.

Anche trovare parcheggio è spesso difficoltoso, pur avendo un contrassegno, perché sono moltissime le zone in cui i parcheggi sono riservati esclusivamente ai residenti e quelli riservati ai disabili sono spesso già occupati. Attenti a non sgarrare, perché i vigili sembrano avere la multa facile! Nel caso, prendete in considerazione l’idea di spendere qualche sterlina per uno dei vari parcheggi coperti a pagamento che si trovano sparsi per la città.

L’accesso a buona parte dei monumenti e degli edifici storici (esclusi quelli di costruzione più antica, come la Torre di Londra, che risalendo al periodo medioevale comprende molti passaggi stretti e scale ripide) è garantita e gestita da rampe ed ascensori e da uno staff ben preparato e molto gentile a vostra disposizione. L’Abbazia di Westminister ci ha garantito l’entrata gratuita sia per i portatori di disabilità che per i loro accompagnatori (altrimenti il biglietto sarebbe stato abbastanza costoso), anche se ogni tanto, qualche passaggio stretto unito alla scarsa attenzione degli altri turisti ci ha reso leggermente difficoltoso passare in alcuni punti. Per la monumentale Basilica di San Paolo il biglietto era da pagare, ma ci ha garantito un ottimo servizio, tra cui dei badge elettronici che ci hanno permesso di accedere ad un ascensore dedicato. Un montascale ha garantito di poter superare i pochi gradini per accedere anche alla zona rialzata del coro.

Un piccolo discorso a parte va per il British Museum: splendido e ben curato, ma purtroppo, sempre a causa della maleducazione degli altri turisti, un po’ più difficoltoso da visitare. L’ingresso accessibile con rampe si trova sul retro del museo (mentre sul lato anteriore sono presenti due montascale), dove la sicurezza ci ha fatto gentilmente superare la lunga fila, ma per accedere al salone centrale del museo è necessario fare una rampa di qualche scalino. Sono presenti in diversi punti strategici del museo alcuni ascensori a disposizione di chi avesse difficoltà a fare le scale, ma, non essendo presente nessuno che garantisca restrizioni al suo utilizzo, li abbiamo spesso trovati pieni di turisti stranieri perfettamente in grado di camminare, il che ci ha portato ad attese anche di diversi minuti prima di poter accedere al salone principale ed ai piani superiori.

Passeggiare per la città e lungo il Tamigi è stato molto piacevole, le rampe sono presenti su ogni marciapiede, ma spesso gli autisti dei taxi non si fermano alle strisce per permettere l’attraversamento. Inoltre, i cantieri aperti un po’ ovunque, rendono macchinosi (ma sempre superabili) i passaggi in alcuni punti. Abbiamo trovato un ambiente accogliente in tutti i pub ed i locali in cui ci siamo fermati a mangiare. Buona parte sono dotati anche di servizi igienici accessibili, fatta esclusione per i pub storici e più antichi, che sono tradizionalmente divisi su più piani e spesso quello dedicato al servizio di ristorazione è quello superiore.

La nostra unica gita fuori porta ci ha portato fino alla storica Abbazia di Canterbury, ma purtroppo, essendo domenica, non ci è stato possibile visitare l’abbazia stessa, a causa delle celebrazioni, mentre abbiamo potuto visitare la cripta ed il cortile. Purtroppo, essendo Canterbury una cittadina medioevale, il fondo stradale è caratterizzato da acciottolato: bello a vedersi, ma estremamente scomodo per chi si muove su una carrozzina. Se intendete visitare le bianche scogliere di Dover, vi consigliamo di recarvi là con una carrozzina elettrica (o con un accompagnatore pronto ad affrontare una bella sfida), poiché c’è una salita bella ripida da affrontare su un sentiero sterrato. Ma per la vista mozzafiato con la quale si verrà ricompensati una volta in cima, ne vale tutta la pena!

Un ultimo consiglio che possiamo darvi riguarda il tempo atmosferico. Nonostante fosse estate, il clima è stato abbastanza impietoso con noi, regalandoci un solo vero giorno di sole pieno. Per il resto preparatevi al proverbiale tempo di Londra, ovvero cielo coperto con occasionali scrosci di pioggia, seguita da vento gelido. Il consiglio che possiamo darvi è di viaggiare sempre con una felpa ed un k-way a portata di mano, pronti ad infilarselo al volo alla prima goccia di pioggia (e a toglierselo quando tornerà il sole, che è parecchio caldo d’estate.

Articolo a cura di Luisa Cresti. Foto scattate da Luisa, Sara, Francesca e Claudio.

 

Molte persone pensano erroneamente che la disabilità impedisca di avere animali domestici, mentre in realtà nella maggior parte dei casi non è così. Ovviamente, bisogna tenere conto delle proprie capacità e del tipo di animale che si desidererebbe avere per compagnia, ma in molti casi si tratta solo di reinventarsi o trovare stratagemmi e prendersi cura di un animale diventa assolutamente possibile, oltre che piacevole: un animale domestico porta compagnia ed affetto e diventa in tutto e per tutto un membro della famiglia.

Ad esempio, la nostra segretaria Maria Rosa ormai da due anni e due mesi vive insieme ad una bellissima coniglietta di nome Cookita e riesce a prendersene cura senza problemi (anche se Cookita a volte è un po’ dispettosa). Un coniglio fa molta compagnia e non è un animale particolarmente impegnativo, ma comunque c’è da tenere pulito l’ambiente dove vive e specialmente la lettiera. Trasportare pesanti sacchi di pellet può però essere parecchio scomodo per chi ha qualche difficoltà motoria. Maria Rosa si è però inventata uno stratagemma per aggirare il problema: anziché il pellet ha cominciato ad usare le traversine assorbenti per animali a cui Cookita si è abituata senza problemi. Dopo aver scoperto che i conigli sono golosi di uvette, Maria Rosa ha utilizzato questo dolce stratagemma per abituare la sua coniglietta ad utilizzare le traversine per fare i propri bisogni. Un altro vantaggio nell’avere un coniglio da compagnia sta nel fatto che i conigli sono animali molto puliti e quindi non hanno tendenzialmente bisogno di toelettatura come i cani (a meno di casi particolari e sempre prescritti da un veterinario). L’unico impegno iniziale sarà portare a far sterilizzare il coniglio da un veterinario specializzato in animali esotici e successivamente portarlo a fare le vaccinazioni protettive prima dell’estate una volta all’anno. Se darete tanto amore, giochi, verdura fresca ed un ambiente pulito al vostro coniglietto, state sicuri che ricambierà il vostro affetto.

Anche la nostra segretaria Sara vive insieme ad alcuni animali domestici, tra cui cani e gatti. Facendo un po’ di fatica a piegarsi, ha trovato il modo di aggirare il problema dando il cibo ai gatti direttamene su un tavolo e ponendo anche la vaschetta con la lettiera su un rialzo, in modo che sia facilmente raggiungibile, per essere pulita agevolmente. I cani sono leggermente più impegnativi perchè vanno portati fuori a fare la passeggiata giornaliera, ma se sono stati bene educati fin da piccoli, staranno vicini al loro padrone senza tirare. La cosa migliore sono i cani piccoli, perchè quando sono stanchi possono essere presi in braccio in carrozzina o fatti riposare in una borsa apposita. Una cosa che può essere di ulteriore ausilio a chi possiede un animale domestico ma ha qualche difficoltà in più a spostarsi sono i veterinari che prestano anche servizio a domicilio. Inoltre, per chi ha un cane un po’ vecchiotto che ha difficoltà a spostarsi, c’è la possibilità di contattare anche servizi di toelettatura a domicilio, in modo da garantirgli un pelo sempre pulito e curato.

Gli animali domestici non sono solamente una forma di compagnia e dei veri e propri membri della famiglia: esistono anche cani addestrati appositamente per essere un aiuto in casa a portatori di disabilità, non solamente cani guida per disabili visivi o audiolesi, ma anche disabili motori.

Un cane ben addestrato può infatti diventare un aiuto fondamentale per il raggiungimento dell’autonomia per le persone con disabilità motoria. Un cane può infatti aiutare il proprio padrone in molti modi, come ad esempio, raccogliere un oggetto caduto, portare oggetti di uso comune come telecomando, giornale o una bottiglietta d’acqua. Ci sono persino cani in grado di aiutare il padrone a fare la spesa al supermercato. E in cambio chiederanno solo un bocconcino ed una carezza, oltre al vostro affetto incondizionato. L’unica triste notizia in questa bella realtà è che questo tipo di cani da assistenza, a differenza dei cani guida per ciechi, non sono finanziati in alcun modo dallo stato, quindi il padrone è costretto anche a sostenere tutte le spese mediche e per il sostentamento del cane, oltre che quelle per l’addestramento specifico che, purtroppo non sono economiche. Fortunatamente, molte associazioni che si occupano di formare questo tipo di cani specializzati, spesso cercano dei finanziatori esterni in modo da poter abbassare notevolmente i costi per il disabile che sceglierà di adottare uno di questi cani.

Insomma una bella realtà che speriamo si sviluppi al meglio, per portare compagnia ed aiuto nelle case di tutte le persone che desiderino accedere a questa preziosissima risorsa!

Articolo a cura di Luisa Cresti, Maria Rosa Stassi e Sara Gallione.

 

Uber, l’app californiana dei trasporti, sta sviluppando sempre maggiormente la propria offerta del trasporto accessibile in materia con forte attenzione alla mobilità, all’efficienza e all’indipendenza nel trasporto per gli utenti non vedenti e ipovedenti.

Ecco alcune caratteristiche dell’offerta UBER:

Le tecnologie VoiceOver (iOS) & TalkBack (Android) associate a display di smartphone compatibili con linguaggio braille permettono a utenti con disabilità visive di prenotare in totale autonomia una corsa digitando una destinazione; è altresì possibile utilizzare i comandi vocali per scegliere un punto di partenza e uno d’arrivo.

La modalità di pagamento senza contante semplifica il modo di pagare un servizio riducendo le difficoltà di un non vedente o ipo-vedente di commettere errori o di essere truffato.

Il trasporto ON DEMAND consente agli utenti affetti da cecità di poter trovare un’auto in qualsiasi momento della giornata e in qualunque luogo evitando di dover organizzare con ampio anticipo un trasporto ad HOC come in passato così dando totale indipendenza.

Il sistema GPS in tempo reale utilizzato dall’app traccia e registra ogni spostamento del veicolo in tempo reale. Questo consente all’utente di viaggiare con la massima tranquillità informandolo in tal maniera dei luoghi percorsi e quindi evitando il rischio di frodi.

Altresì UBER consente di condividere la propria ETA e location con amici e parenti così che anche questi possano affrontare con maggior serenità gli spostamenti dell’utente, che in alcuni casi potrebbe essere minorenne o avere comunque gravi difficoltà negli spostamenti. L’app consente di condividere tramite un link informazioni sulla corsa come ad esempio nome e foto dell’autista e il veicolo guidato con relativa targa.

Ecco una testimonianza di MATT SIMPSON, atleta paraolimpico affetto da cecità che usa UBER quotidianamente:

Articolo a cura di Lucio Fontana

Tutti abbiamo bisogno degli altri per vivere compiutamente la nostra vita, ma nel caso di molti disabili il bisogno è maggiore e diventa dipendenza. Quindi nella vita di queste persone ne entrano delle altre in funzione di aiuto e, fin quando le cose funzionano e c’è armonia, va tutto bene. Ma quando iniziano i problemi, uno dei due protagonisti, il disabile o l’operatore, incomincia ad andare in sofferenza. Cosa accade in quel frangente?

Cosa succede se il disabile, che può essere vittima o carnefice, non è solo l’assistito ma anche il datore di lavoro dell’altra persona? Come farà a dirimere la questione con sufficiente imparzialità e distacco?

Probabilmente non ci riuscirà e se vorrà farlo dovrà chiedere l’aiuto di qualcuno… aiuto che sarebbe sicuramente stato meglio avere a disposizione fin dall’inizio.

Per questo motivo, nel rapporto di assistenza e di lavoro tra disabile e operatore, quasi sempre è necessario che la figura dell’assistito e del datore vengano separate, per garantire una maggiore continuità nel tempo e soprattutto che i momenti di difficoltà vengano superati senza rotture traumatiche per nessuno.

Articolo a cura di Claudio Fontana