Siamo felicissimi di potervelo annunciare in via ufficiale:

Il 17 giugno parteciperemo ad una giornata di vela accessibile organizzata dal’ AVAS – Associazione Velica Alto Sebino!
Siamo elettrizzati all’idea e non vediamo l’ora di salire a bordo di #AVASunlimited!
Se vi abbiamo incuriosito e volete sapere di cosa stiamo parlando, avevamo scritto su di loro in questo articolo.

Ecco la locandina dell’evento del 17 giugno:

Vi riportiamo un bell’articolo scritto da Guido De Vecchi per NOIlab Milano, laboratorio che si occupa di   creare una rete diffusa sui poli della città metropolitana di Milano, con particolare attenzione alle realtà abitative ed alle fragilità presenti sul territorio.

Dalla solitudine alla condivisione

I Quattro poli dellabitare sono nati dalla consapevolezza che la sfida della Casa per le persone con disabilità (ma non solo) possa essere vinta solo con un lavoro di rete sui territori, in profondo Spirito di servizio reciproco tra le realtà coinvolte.

Il modello di riferimento è un territorio delimitato nello spazio e nella storia locale, in cui agiscono vari attori dellassociazionismo della cooperazione e delle fondazioni sviluppando coesione sociale fra i cittadini che vi abitano,con particolare attenzione alle fasce deboli,in primis le persone disabili.

I poli mirano ad una dimensione che superi i confini territoriali, nel nostro caso, della città di Milano, entrando in una logica di città metropolitana che può facilitare le risposte alle persone disabili in questa grande area urbana.

I poli facilitano la rilevazione dei bisogni e la pianificazione delle risposte possibili, sviluppano collaborazioni fra le realtà dello stesso territorio, limitando “le solitudini”dei cittadini e delle organizzazioni, evitando ciò che si sta rilevando, cioè che la progettualità si sta sviluppando quasi esclusivamente sulla disabilità medio lieve con caratteristiche relazionali.

Un Polo può trovare il coraggio anche di attivare progetti in rete per fasce più complesse della disabilità creando sistemi di protezione economico/organizzativi per la realtà del terzo settore che si candida ad essere referente del progetto.

L’habitare diffuso

Nel polo si sviluppa  il concetto dellalbergo diffuso, modello mutuato dal settore turistico: labitare sociale diffuso, in un territorio definito lofferta abitativa è data da una rete di residenze non ubicate nello stesso spazio ma collegate fra loro, con stessi referenti amministrativi e gestionali.

Tale concetto nel mondo della disabilità  ci permette di collegare fra loro realtà abitative differenti (anche con pesi assistenziali diversi ) che si adattano al progetto di vita degli inquilini  creando economie di scala .

Nella riunione bimensile della rete Provinciale dellhabitare, le realtà trovano il momento di analisi, formazione e riflessione metodologica sui temi legati alla residenzialità e una visione macro dellazione, nei poli il momento gestionale, progettuale locale, di accoglienza delle famiglie del territorio,di promozione del volontariato.

Le proposte che nascono da queste aggregazioni territoriali,vanno riportate ai tavoli dei pdz di riferimento, tale raccordo con i pdz è indispensabile per evitare inutili sprechi di risorse e possibili sovrapposizioni.

“habitare diffuso” prevede quindi  una solida realtà territoriale di riferimento che funge da capofila e coordinamento:

1. una rete di abitazioni collegate css, microcomunità  rsd

2. alcune associazioni e coop in ats

3. la definizione di un territorio di riferimento controllabile con spostamenti non superiori ai 20 minuti in auto

4. una fondazione di partecipazione che lavori sulla coesione sociale, la raccolta fondi immobiliari e mobiliari a favore di tutta la rete degli stakeholders

Cosa mettere in rete?

1. le realtà che gestiscono o che vogliono gestire case su un determinato territorio

2. l’associazionismo del territorio

3. i gruppi spontanei

4. le famiglie del territorio

5. le agenzie di aggregazione (parrocchie, centri sociali, ecc…)

6. il consiglio di zona/il pdz

Per quale territorio?

indicatori per definire il bacino territoriale :

– appartenenza allo stesso pdz o a pdz limitrofi

– valutazione della rete viaria e dei trasporti che possa permettere una facilità di spostamenti

– un diametro del territorio non superiore ai km 6 per la città di Milano e 15 fuori città

– una centrale operativa di coordinamento: non è una sede fisica ma virtuale (centrale perchè punto di riferimento della rete del territorio coordinamento delle risorse sui servizi,definitore di accordi di collaborazione e utilizzo del personale e delle risorse necessarie all’assistenza, fra le varie realtà della rete.

**un esempio: sarà la centrale che definito un bisogno casa individuerà la risorsa di rete più vicina a cui chiedere l’invio del personale a domicilio, questo per i casi delle persone che vivono da sole, invio che proviene dalla residenza più vicina al domicilio del disabile.

I punti di forza

  • economie di scala
  • miglioramento delle capacità di collaborazione della rete
  • maggior senso di sicurezza degli ospiti che vivono soli
  • comunicazione più incisiva della rete sul territorio
  • attuazione di un sistema della residenzialità territoriale
  • formazione e reperimento del personale

Queste funzioni vengono svolte dal punto di coordinamento per tutta la rete con attenzione al benessere sia degli ospiti che dei lavoratori.

Trasporti – creazione d un servizio unico di trasporti sul territorio

Volontari – reperimento e formazione

Le risorse mobiliari e immobiliari di un territorio

Al fine di mettere al sicuro le risorse immobiliari e mobiliari della rete è necessaria la creazione su territori limitrofi per un bacino di c.ca 100.000 abitanti di una fondazione di prossimità che abbia come obiettivi :

  • l’intestazione delle risorse immobiliari utili alla gestione dei servizi
  • la promozione e la gestione della raccolta fondi pubblici e privati sia immobiliari che mobiliari per la rete.
  • L’eventuale gestione di amministrazioni di sostegno sul medio periodo in attesa dei risultati del progetto regionale ads

I nodi da sciogliere:

L’operazione di fondazione Cariplo di sviluppare in regione lombardia un sistema di fondazioni comunitarie legate a territori in media intorno ai 250000 abitanti che ruolo vorrà giocare su sistema casa per le persone con disabilità? 

Rispetto al tema dei beni immobiliari e mobiliari?

Si evidenzia il rischio che fondazioni territoriali per così tanti abitanti rischino di non poter rispondere alle esigenze delle nostre famiglie e dei donatori in generali di forte prossimità e possano diventare non centri di servizio ma di potere.

La soluzione intermedia potrebbe essere di lasciare alle fondazioni comunitarie l’ipotesi di ottimizzare il risparmio mobiliare dei donatori e delle famiglie delle persone fragili e lasciare,per contribuire alla fidelizzazione dei cittadini, la parte immobiliare alle fondazioni di prossimità ,da inserire nel sistema territoriale degli enti non profit che erogano servizi in rete con gli enti locali all’interno delle programmazioni dei pdz su territori non superiori ai 100000 abitanti, quindi in media per il nostro territorio, due distretti.

Elenco fondazioni comunitarie della provincia di Milano:

Fondazione Comunitaria Nord Milano

Tel 02 2484315

Fax 02 24301836

e-mail: info@fondazionenordmilano.org

web: www.fondazionenordmilano.org

? est milano probabilmente ubicata a trezzo d’adda

Fondazione Comunitaria della Provincia di Lodi Onlus

Tel. 0371 432726

e-mail: info@fondazionelodi.org

web: www.fondazionelodi.org

61  x 200000 abitanti

Fondazione Comunitaria della Provincia di Pavia Onlus

Tel. 0382 538795

Fax 0382 532854

e-mail: segreteria@fondazionepv.it

web: www.fondazionepv.it

500000 abitanti

Fondazione Comunitaria del Ticino Olona

Tel. e Fax 0331/442461

e-mail: info@fondazioneticinoolona.it

web: www.fondazioneticinoolona.it

54 comuni

 

Guido de Vecchi, Resp spazio residenzialità

Il senso della responsabilità sta diventando una qualità rara in Italia e nel mondo in generale. E il fatto ancor più grave è che sta diventando inversamente proporzionale alla posizione e alla carica che si detiene… ma non dovrebbe essere il contrario?

Campione di questo comportamento è Donald Trump che crede ancora di essere il miliardario sbruffone che può andare in giro ad insultare le persone e poi lasciare che il suo ufficio legale si occupi delle inevitabili querele.

Irresponsabili sono le varie cariche europee che lanciano commenti invasivi e destabilizzanti sull’Italia dimenticandosi quanto è “sensibile” il mercato e quanto sono pronti “gli avvoltoi della speculazione” ad approfittare delle loro uscite danneggiando non solo l’Italia ma L’Europa intera, di cui volenti o nolenti facciamo tutti parte.

Sconsiderati sono i due leader italiani che in questo momento hanno in mano il boccino delle nostre sorti che invece che “andare a punto” – continuando nella metafora bocciofila – cercano di “bocciare” per avvicinarsi al pallino ed invece vengono inevitabilmente “bocciati”.

Non prendiamo esempio da loro, non cerchiamo il glamour delle dichiarazioni sui grandi cambiamenti che non portano a nulla, che creano aspettative che non potranno realizzarsi, che creano frustrazione che aspirano a soluzioni semplici – quando la realtà è invece complicata – che portano al populismo, allo sfascismo e aprono la strada alla negazione della libertà, da qualsiasi parte venga.

Continuiamo a vivere la nostra “vita da mediano” che bada ai risultati, a non subire gol anzitutto e a costruire le azioni che dal centrocampo potranno portare al gol nella porta avversaria e allontano lo spettro dell’autogol.

In questi giorni di parole grosse e offensive, la metafora allarga gli orizzonti per chi vuole continuare a impegnarsi, a costruire… chi ha orecchie per intendere…

– articolo a cura di Claudio Fontana, socio fondatore

Quanti di noi, pensando ai carcerati, hanno mai pensato che dietro quelle sbarre potrebbero esserci anche dei disabili? Quanti di noi hanno realizzato di non averci mai pensato, ma che effettivamente esiste anche questa realtà?

Ricordandoci che la disabilità può essere di tante tipologie, da quella fisica a quella mentale, nel 2017, l’1 % dei carcerati in Italia è diversamente abileLe condizioni delle carceri italiane sono sempre state un tema rovente da trattare, a causa delle condizioni di sovraffollamento e precarie delle strutture stesse, in questo caso per un disabile la pena diventa quindi “doppia”.

La giornalista dell’Espresso, Arianna Giunti, nel 2017 ha provato ad indagare sulle problematiche legate alla detenzione dei disabili a causa dei continui attentanti di suicidio da parte di costoro, dichiarando che “Sono detenuti che non hanno una famiglia o persone che possano garantire loro un domicilio alternativo al carcere, e che quindi devono rimanere a scontare la propria condanna – anche quando minima – fra le mura carcerarie inadatte ad accoglierli. Ad aggravare il problema, poi, c’è la carenza cronica di strutture sanitarie. Si contano sulle dita di una mano, soprattutto quelle per pazienti affetti sia da disabilità fisica che da patologie mentali.
Per altri, invece, il problema è a monte: il Tribunale di sorveglianza respinge le istanze di scarcerazione, anche di fronte a condizioni cliniche oggettivamente gravi. E allora il detenuto si ritrova a dover scontare la propria condanna in condizioni precarie, aggravando la propria salute.”

Inoltre, la giornalista, analizza la situazione italiana informandoci che “Esiste però un unico carcere in tutto il Paese (Parma) privo di barriere architettoniche. Tutti gli altri sono inadeguati. Basti sapere che in tutto San Vittore si conta una sola cella senza scalini e con porte abbastanza larghe da ospitare detenuti su sedia a rotelle. Poi si arriva ai paradossi. Perché alcuni penitenziari vantano invece reparti modello adatti ai disabili, ma mai utilizzati. Come Busto Arsizio (Varese), dove un reparto nuovo di zecca attende ormai da cinque anni di essere inaugurato.”

Nonostante queste condizioni sgradevoli, lo scorso anno si è concluso in Umbria il primo corso di base formativo per “detenuti assistenti di persona”, un progetto sperimentale sviluppato nella Casa Circondariale di Terni e dedicato alle persone in regime di detenzione, che si è rilevato di grande interesse e di utilità vista l’alta adesione dei partecipanti.

Lo scopo di questo progetto è di educare carcerati al ruolo di caregiver, ossia, una figura professionale formata per offrire un servizio di assistenza, supporto e primo soccorso alla persona affetta da qualunque tipologia di disabilità.

Questo progetto, non solo ha portato cambiamenti notevoli nella qualità di vita dei disabili in cella che hanno potuto avere questo sussidio, ma è stato principalmente una grande esperienza di formazione e di “redenzione” per i carcerati che hanno potuto coprire questo ruolo.

Quindi sfatiamo il mito pessimista che dice “Più dai, meno ricevi”, in questo caso abbiamo un grande esempio di come, chiunque, anche le persone che hanno perso la speranza di potersi riscattare nella società perché si sono macchiati di qualche colpa, possono rinascere e cambiare grazie all’aiuto che loro mettono al servizio dei compagni di cella più in difficoltà.

– articolo a cura di Lavinia Fontana

 

A NOI SALTARE LE BARRIERE

Da quasi trent’anni, dall’avvento della legge 13/89, in Italia parliamo di barriere architettoniche con sempre maggiore coscienza e competenza. Di passi avanti ne abbiamo fatti tanti, anche se molto resta da fare.

Ma anche il giorno che saremo capaci di progettare e costruire in modo adeguato per tutte le persone con le loro diversità, ci saranno sempre degli ostacoli da superare, dati dagli imprevisti temporanei, dall’ottusità delle persone  e delle norme, dalla nostra giusta voglia di superare, almeno di un po’, i nostri limiti.

E allora il nostro approccio verso le “barriere architettoniche” deve giustamente esigere che la realtà cambi, anzitutto quella degli spazi e dei servizi pubblici e rivolti a tutti. Ma nel frattempo non ci dobbiamo fermare: se un luogo è bello e c’è un gradino non possiamo pensare che ce lo tolgano in un giorno; siamo noi che dobbiamo trovare la maniera di superarlo, di aggirarlo, per soddisfare il nostro bisogno di vedere quel luogo.

La finalità dovrebbe essere che tutti possano godere della vita con uguali possibilità – e non in maniera uguale – e quindi il superamento degli “ostacoli architettonici” è uno strumento al servizio di questo fine. Riflettiamo su questo, adottiamo questo approccio e probabilmente ci renderemo conto che il mondo può essere molto più fruibile di quello che pensiamo, se lo vogliamo e se lo vogliamo insieme.

– articolo a cura di Claudio Fontana