Dai miei ricordi scolastici, ciò che mi aiutò a comprendere e “imprimere” meglio nella mente cosa fosse stato l’Impero Bizantino fu un piccolo racconto, che si trovava nel libro di Narrativa della Seconda Media, incentrato sulla figura bambina di Teodora, la futura moglie di Giustiniano, il celebre imperatore dell’Impero Romano d’Oriente dal 527 al 565 d.C.; tale Impero, detto appunto anche “Bizantino”, dall’antico nome della sua capitale, Bisanzio -ma che all’epoca si chiamava Costantinopoli, dal nome dell’Imperatore Costantino, suo fondatore nel 395, e che oggi è l’odierna Istanbul-, raggiunse il suo massimo splendore proprio durante il regno e la guida di questi due famosi coniugi. E’ proprio in questo periodo che “entrò in scena” la città italiana di Ravenna, conquistata dal generale Belisario proprio per conto di Giustiniano, al termine della guerra contro i Goti: essa divenne la capitale dell’Esarcato d’Italia, nonché un importante centro di scambio culturale tra Oriente e Occidente.

 Ancora oggi possiamo renderci conto di tutto questo, o, perlomeno, cercare d’immaginarlo, ammirando le magnifiche raffigurazioni a mosaico che si trovano in questa città, nella Basilica di San Vitale, in cui i due imperatori consorti si stagliano splendenti e solenni sullo sfondo dorato, attorniati dalla loro corte. E fissando lo sguardo in quello apparentemente impassibile di lei, Teodora, e benché si presenti avvolta in una veste di porpora, e così riccamente e sfarzosamente ingioiellata, nonostante la sua apparenza così seria e regale, non riesco a trattenere nella mia mente una rapida immagine di quegli stessi profondi occhi scuri, attraversati però da un guizzo vivace di allegria e insolenza, proprio al ricordo di lei ragazzina in questa storia letta alle medie: frutto d’invenzione, naturalmente, per poter attrarre le menti dei giovani studenti di quest’età, e tuttavia così plausibile, rispetto a ciò che dovette effettivamente essere la sua fanciullezza.

La maggior parte d’informazioni che abbiamo riguardo alla sua personalità e alla sua vita, decisamente avventurosa, provengono dagli scritti dello storico militare e politico Procopio di Cesarea: il quale però nutriva avversione nei confronti del governo di Giustiniano, motivo per cui probabilmente esse sono in parte deformate o esacerbate da questa sua visione delle cose; inoltre le sue opinioni appaiono spesso contrastanti, a volte criticando e altre volte lodando l’operato dei due imperatori…

INFANZIA, ADOLESCENZA E GIOVINEZZA

Dunque, Teodora nacque probabilmente a Costantinopoli, (da Costantino chiamata anche “Nova Roma”, a sottolinearne la continuità con l’Impero Romano, dopo la sua scissione in parte Orientale e parte Occidentale) intorno al 500 d.C.: sua madre era un’attrice e danzatrice nel famoso Ippodromo-Circo della città, mentre il padre, di nome Acacio, faceva il custode di animali nello stesso; e aveva due sorelle, Comitò, la maggiore, e Anastasia, la minore. Procopio la descrive piccola ed esile, ma molto bella, come anche le sue sorelle, bruna e con occhi scurissimi; e pare che fosse anche spregiudicata, spiritosa e intelligente. L’ambiente in cui crebbero le ragazzine fu quello del circo, naturalmente, e presto la loro madre, anche a causa della morte prematura del marito, dovette avviarle alla sua stessa “carriera” per poterle mantenere, e all’epoca questa comportava spesso anche la prostituzione; ma come fece quindi una fanciulla di così umile origine a diventare la moglie di un imperatore?  Procopio narra di una sua adolescenza dissoluta, dovuta proprio alla sua “professione”, a causa della quale una volta rimase anche incinta, da un uomo rimasto ignoto, al quale affidò poi il bambino, chiamato Giovanni; il padre lo  portò con sé e lo crebbe in Arabia, svelandogli l’identità di sua madre, diventata nel frattempo moglie dell’imperatore Giustiniano, soltanto quando si trovò in punto di morte: il figlio decise così di farle visita, ma ella lo affidò poi alle cure di una persona fidata, tenendo la cosa nascosta a Giustiniano, per timore di una sua reazione. Pare che non molto tempo dopo ebbe anche una figlia, della quale invece si prese cura, cercando anche di assicurarle uno sposalizio con una persona importante, una volta che fu divenuta imperatrice.

LA “CONVERSIONE” E L’INCONTRO CON GIUSTINIANO

Ciò avvenne però in seguito, mentre verso il 518 Teodora ragazza conobbe un certo Ecebolo, governatore della Libia Pentapoli: i due ebbero una relazione, e vissero insieme in questa provincia per un po’, ma poi lui si stancò di lei e la cacciò; ritrovandosi in miseria, Teodora fu costretta allora a vagare lungo la costa africana per tornare verso oriente, e per mantenersi dovette nuovamente ricorrere alla prostituzione. Ma quando giunse ad Alessandria d’Egitto, conobbe il patriarca e il teologo monofisiti Timoteo 3° e Severo di Antiochia, e probabilmente colpita da questa corrente teologica cristiana dell’epoca, il Monofisismo -sostenente la tesi secondo la quale Gesù Cristo avrebbe in sé soltanto la natura divina e non quella umana- abbandonò la sua professione e divenne come una paladina di tale dottrina. Fu proprio in questo periodo, nel 522, che conobbe Giustiniano (tramite l’amicizia con una ballerina di nome Macedonia): questi non era ancora imperatore, ma lo era suo zio Giustino, del quale lui stava “seguendo le orme”, e aveva circa 20 anni più di lei; e probabilmente rimase profondamente colpito dalla sua bellezza e intelligenza. Le leggi dell’epoca non permettevano ad un uomo di alto rango come lui di sposare una donna di umile origine, e inoltre dal passato così “scandaloso”, ma, godendo della stima del suo potente zio, egli riuscì infine a persuaderlo a cambiare questa norma; i due poterono quindi sposarsi, e, nel 527, alla morte di Giustino, Giustiniano divenne Imperatore, associando subito a sé Teodora, con il titolo di “Augusta”. E fin da subito la giovane dimostrò un carattere forte e volitivo, nonché una spiccata abilità politica, interessandosi alle questioni di corte, sia politiche e militari che religiose, e spesso influenzando l’operato del marito, che non mancava d’interpellarla al riguardo; non bisogna però credere che egli fosse succube di lei, piuttosto nutriva una profonda stima e fiducia nei suoi confronti : non sempre la pensavano allo stesso modo, ma seppero sempre trovare l’accordo più adatto per affrontare le situazioni che si presentavano loro, giungendo nei fatti a governare insieme.

L’IMPERATRICE E LA SUA EREDITA’

 In particolare, Teodora dimostrò le sue forza interiore, capacità e prontezza durante la rivolta di Nika, nel 532, una grande sommossa popolare a causa della quale Giustiniano rischiò addirittura di perdere il trono: le due fazioni-tifoserie dell’Ippodromo di Costantinopoli (proprio quello in cu era cresciuta lei), i Verdi e gli Azzurri, si coalizzarono contro l’Imperatore, esasperati dall’inasprimento fiscale che egli aveva attuato per sostenere economicamente le sue conquiste, e misero a ferro e fuoco la città, arrivando persino a distruggere il vestibolo del Palazzo Imperiale e la basilica di Santa Sofia. Giustiniano era sul punto di fuggire, le navi erano già pronte nel porto, quando Teodora pronunciò il suo discorso: se lui voleva andarsene, che facesse pure, ma lei sarebbe rimasta, andando incontro al proprio destino, come un vero sovrano avrebbe dovuto fare, in quanto “Il trono è un glorioso sepolcro e la porpora il miglior sudario”; a quel punto Giustiniano desistette dal suo intento, e, con l’aiuto dei suoi generali Belisario e Narsete, represse duramente la rivolta. In seguito diede avvio alla ricostruzione di Costantinopoli, e in soli cinque anni la Basilica di Santa Sofia acquisì l’aspetto che ha ancora oggi.

L’ importanza di Giustiniano come imperatore è legata anche alla sua raccolta e sistemazione delle leggi del diritto romano nel famoso “Corpus iuris civilis”, divenuto la base di tutte le legislazioni che seguirono fino ad oggi; e fu grazie all’influenza di Teodora che, all’interno di questo, egli promulgò diverse leggi attinenti al diritto matrimoniale che migliorarono di molto la condizione femminile dell’epoca.

In sostanza, sono tante e spesso discordanti le immagini che ci giungono dal passato riguardo a questa imperatrice, lasciandoci nel dubbio: “dissoluta” e “peccatrice”, ma anche pia e devota; avida di potere e a volte persino crudele e spietata con i suoi nemici, con chi voleva ostacolarla, ma anche sensibile, attenta e generosa nei confronti di categorie deboli come le prostitute e i loro figli, dei quali conosceva bene i problemi e le difficoltà, avendoli vissuti in prima persona. Sicuramente una donna forte, coraggiosa e intelligente, con doti politiche non indifferenti, con cui contribuì non poco al successo del governo di suo marito; che la consultava prima di prendere ogni decisione, e che, quando ella morì, nel 548, neanche a 50 anni, a causa di un tumore al seno (uno dei primi casi documentati), non si risposò più, mentre il suo potere a poco a poco diminuì e le condizioni dell’impero peggiorarono. D’altra parte, egli non aveva più al suo fianco “l’onoratissima consorte che Dio gli aveva dato” (il nome Teodora in Latino significa “Dono di Dio”) e il suo “dolcissimo incantesimo”, come amava chiamarla, da perfetto innamorato…

Vittoria Montemezzo

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