Le famiglie divise
“Ehm… lo so”, se n’è parlato forse fin troppo di questo spot pubblicitario della catena di supermercati Esselunga, ma dei motivi ci devono essere… Ovviamente, si sono scatenate polemiche pro e contro, assumendo colorazioni politiche differenti, in genere provenienti le prime più da destra e le seconde più da sinistra; c’è anche chi si è indignato per la strumentalizzazione di situazioni così delicate, intime, per l’uso pubblicitario. D’altra parte, è dall’inizio della sua esistenza, e per sua intrinseca natura, che la pubblicità tende a suscitare emozioni e sentimenti nei possibili acquirenti, proprio per convincerli ad acquistare i prodotti pubblicizzati o a fare la spesa in un determinato supermercato, in questo caso. Indubbiamente, questa volta ha colpito nel segno, ritraendo una realtà sempre più diffusa in Italia, nonché negli altri paesi più sviluppati: quella delle famiglie divise, e cioè con i genitori che si sono separati.
Questa è certamente una realtà sconfortante, al di là di un giudizio morale, perché sicuramente è meglio che due genitori che scoprono di non andare d’accordo si separino, piuttosto che protraggano i loro litigi, spesso molto aspri, con i figli presenti. Comunque, per questi ultimi, specie se piccoli, il dolore di perdere quell’unità così confortevole e confortante in cui, in qualche modo, si sentivano e credevano all’inizio, all’interno del nucleo famigliare. E per quanto i genitori, perlomeno quelli bravi, cerchino in seguito di porvi rimedio, dimostrandosi presenti affettivamente, ognuno dei due a suo modo, e comunicando loro che questa separazione dipende unicamente da un problema fra la mamma e il papà, e non è assolutamente una loro responsabilità, questa ferita non sarà mai del tutto rimarginata. Parlo almeno da una mia esperienza personale ravvicinata. Purtroppo, succede di frequente che i bambini tentino strenuamente di riunire e riappacificare i genitori, con metodi struggenti; proprio come avviene, realisticamente, in questa pubblicità, che sembra quasi un piccolo film, con il dono della pesca al papà da parte della bimba, la quale invece sostiene convinta che provenga dalla mamma.
A questo punto i genitori dovrebbero cercare di essere saggi e comprensivi, come sembra fare il padre della piccola, promettendole che più tardi telefonerà alla mamma per ringraziarla; tuttavia, purtroppo, avviene spesso il contrario, cioè che i genitori rimangano fermi sulle loro posizioni egoistiche, e strumentalizzino i figli, anche se magari inconsapevolmente, cercando, ciascuno dei due, di attrarli dalla propria parte, contendendosene l’affetto, invece di pensare a quello che dovrebbe essere il loro bene.
La cosa triste è che, al giorno d’oggi, nella nostra società manca spesso una vera e propria quanto mai necessaria manutenzione dei sentimenti, come si è espresso lo psichiatra, sociologo ed educatore Paolo Crepet, commentando questo spot, che ritiene molto rappresentativo di tante realtà famigliari in Italia. A questo proposito, diverse coppie che si sposano -nonostante ormai il matrimonio sia diventato la forma di convivenza meno diffusa- sembrerebbero farlo più per apparenza e quasi un conclamato rito di passaggio che per vera convinzione. E infatti spesso molti matrimoni finiscono, così come accade, però, anche a tante unioni di fatto; e spesso anche mettere al mondo dei figli parrebbe corrispondere più alla dimostrazione a sé stessi e agli altri della propria capacità di procreare e avere una discendenza, che al desiderio di dedicare il proprio amore a qualcuno, aiutandolo a crescere. Non che in passato le cose fossero migliori, e se, a differenza di oggi, i matrimoni duravano, era più per convenzione che per convinzione: la separazione era infatti malvista, e si doveva restare uniti per forza, pur non andando d’accordo, per salvare le apparenze.
In sostanza, credo che oggi noi adulti abbiamo una vera e propria sfida davanti a noi: conoscere noi stessi, capendo cioè chi siamo veramente, e cosa veramente vorremmo poter raggiungere. E se ciò che desideriamo fosse ricreare quella piccola società in evoluzione che è una famiglia, dovremmo fondarla sull’amore, il rispetto e la responsabilità, nonché sulla volontà di dialogare e la tolleranza, prima di tutto con la persona -che dovremmo aver conosciuto e scelto altrettanto bene- con cui abbiamo deciso di condividere questa Vita, per poi poter accompagnare i nostri figli verso la loro, nel miglior modo possibile.
Vittoria Montemezzo
Sono nata nel 1977, ho un diploma di liceo linguistico, mi piacciono i bambini, la natura, la storia e le culture antiche…e l’essere umano in generale. Dal 2015 sono insieme ad un compagno disabile in sedia a rotelle.
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