La stagione del lavoro
Oggi si parla molto di ripresa economica e della graduale uscita dal tunnel infinito della pandemia, che portò una crisi di scala globale lavorativa ed emotiva. Il turismo e tutto ciò che ne consegue, è un settore che negli ultimi due anni, complice la pandemia, ha riscontrato diversi problemi a ripartire.
Oggi la ripresa sta avvenendo gradualmente e settori come il turismo sono i grande fermento per i mesi estivi che si avvicinano, molti italiani sceglieranno come meta delle loro vacanze l’Italia e la stessa cosa molte persone provenienti dall’estero. Ma la bella stagione porta con se molte polemiche riguardanti principalmente la mancanza di lavoratori stagionali.
La stagione delle vacanze si avvicina e oggi più che mai il dibattito si sposta sulla difficoltà nel trovare personale adatto e che voglia ovviamente lavorare a determinate condizioni economiche. Senza polemizzare ulteriormente, in quanto inutile se non si ha una visione piena della situazione, proviamo ad analizzare i punti che hanno portato a questa situazione.
Sfatiamo il mito che gli Italiani non hanno voglia di lavorare, gli italiani sono sempre stati grandi lavoratori, ovviamente esistono anche persone che non hanno voglia di rimboccarsi le maniche. In molte realtà lavorative nel nostro paese è più frequente che la mancanza di voglia di lavorare venga indotta principalmente dalla precarietà, salari non adeguati, qualità del lavoro, un mix che porta molte persone a porsi delle domande; principalmente di natura esistenziale.
Chi è alla ricerca di un lavoro cerca principalmente delle GARANZIE, che portino ad un cambio di rotta e a non dover necessariamente attingere a fondi di aiuto come il Redito di Cittadinanza che trova sicuramente dei PRO e dei CONTRO in base al contesto in cui viene messo, se consideriamo che molte persone che vi attingono (furbetti a parte) hanno perso la loro occupazione o in precedenza non trovando alternative erano dirottate al lavoro in nero.
La carenza di lavoratori, le due facce di una medaglia, bisogna fare molta attenzione alla visione di stampo imprenditoriale che viene applicata al lavoro, ne conseguirà un cambio di visione anche da parte del dipendente o potenziale nuovo dipendente. La chiave di lettura deve cambiare rotta verso una maggiore sensibilità RAPPORTO professionale ed umano, garantire delle garanzie ed equità, garantire un contratto di lavoro con paghe adeguate; bisogna quindi allontanarsi dalla mentalità di sfruttamento a proprio favore. Il lavoro stagionale comprende categorie come camerieri, baristi, cuochi, bagnini, animatori e molti altri, spesso trattate in maniera disumana e sfruttate solo perchè viste come di seconda categoria, quando in realtà sono il motore del nostro paese.
Perché non ci sono persone disposte a fare lavori stagionali
“Offerte da 800-1.000 euro per lavorare 6 giorni su 7 per 10-12 ore al giorno”
Non è solo il fattore economico che sta portando molte persone ad allontanarsi dai lavori stagionali, ma è un mix di ingredienti che mescolati insieme portano le persone a porsi delle domande profonde. La tendenza del lavoro sta cambiando, i mercati stanno cambiando e ovviamente le alternative offerte ai giovani che vogliono un primo approccio al mondo del lavoro e alla loro prima esperienza lavorativa sta cambiando. Uno dei fattori principali è IL TEMPO, un giovane che si deve rapportare con il mondo del lavoro considera il tempo un investimento, e valutare proposte di lavoro dove il proprio tempo viene sottopagato, dove l’apprendimento è molto approssimato e dove non ci sono prospettive di crescita interne, invoglia un giovane a dedicarsi in altro piuttosto che lanciarsi all’avventura di un lavoro stagionale che non è i grado di garantire prospettive.
La tendenza del lavoro sta cambiando, e i lavori nel settore turistico suscitano sempre meno interesse nei giovani, spostando l’attenzione ad offerte di lavoro che possono dare molta più autonomia (smart working), in settori come la tecnologia, servizi di logistica e molti altri; questi settori promettono inoltre prospettive di crescita in ambienti dinamici, propongono una maggiore flessibilità, esattamente quello che cerca un giovane.
Viviamo in un periodo storico “post pandemia” dove sono emerse nuove possibilità di lavoro che hanno spostato l’attenzione dei giovani verso altro, cercando nuovi stimoli e opportunità e dando maggior valore al TEMPO; tutte cose che il settore del turismo ancora non è in grado di dare e che forse mai potrà, a meno che non inizi una vera propria rivoluzione nel modo di concepire l’offerta di lavoro.
Vivere per lavorare o lavorare per vivere?
Samuele Scafuro
Concrete Onlus
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